vita d'antiquari

Simone Facchinetti

Giorgio Copetti

Passione di famiglia

 Inizi
L’attività nasce su mia iniziativa nel 1982. Mio padre era un raffinato collezionista. È da lui che ho ereditato la passione per l’arte. Vivere in mezzo alle opere, sin da ragazzo, mi ha insegnato molto e mi ha dato la possibilità di affinare sensibilità e competenza. Fortunatamente è successa una cosa analoga ai miei figli Ernesto e Massimo, che hanno spontaneamente deciso di unirsi all’attività. Dall’ingresso di Ernesto, nel 1999, la galleria ha cominciato a specializzarsi nella scultura lignea e in pietra d’alta epoca, sebbene ci piacesse, sin da allora, compiere qualche “incursione” nel Novecento storico, accostando l’antico al moderno. Con gli anni l’interesse per la scultura italiana del XX secolo si è accentuato ed è via via diventato più sistematico, al punto da portarci ad un alto grado di competenza in questo settore. Il più recente ingresso nell’attività del mio secondogenito Massimo, studioso di Storia del Novecento, ha consolidato e rafforzato questo processo di specializzazione. Non abbiamo tuttavia rinunciato alle nostre origini di antiquari, che continuiamo a rivendicare con orgoglio: sebbene la sua trattazione sia divenuta più sporadica, il nostro interesse per l’alta epoca non è mai venuto meno.

Scoperte
Nel nostro lavoro ogni acquisizione è, in un certo senso, una scoperta e una conquista. Sono quindi moltissime le opere alle quali sono rimasto affezionato. Tra quelle che ci hanno dato maggiore soddisfazione posso citare un crocifisso ligneo della bottega del Moranzone, che è andato ad arricchire la collezione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, o le “Fantasie” di Mario Mafai, che oggi si trovano alla Pinacoteca di Brera a Milano. Il gusto per la ricerca – che ci porta a scoprire continuamente nuove opere ed autori – ci insegna come in questo ambito non esista un vero “punto di arrivo”. Questo lavoro regala, a chi lo svolge, la possibilità di entrare in contatto con persone dalle quali c’è sempre qualcosa da imparare: mi riferisco sia ai nostri colleghi, che agli storici dell’arte e ai collezionisti. Il nostro è, infine, un lavoro che permette di valorizzare al massimo la sensibilità e la personalità di chi lo svolge. La selezione delle opere, il modo con cui le si espone e con cui ci si relaziona con i clienti e il pubblico: non esiste niente di scritto, ognuno di noi lo fa in totale libertà, secondo i propri gusti e le proprie inclinazioni.

Futuro
Al di là delle fluttuazioni del mercato l’arte è parte integrante e imprescindibile in ogni civiltà umana. Potranno cambiare i gusti e gli utenti, le modalità di vendere e comprare, ma l’arte non smetterà mai di accompagnare le nostre vite. Non nella forma, quindi, ma nella sostanza vedo il futuro di questa professione in continuità col passato.