vita d'antiquari

Marco Riccòmini

Marcello Mossini

Nel tempio del gusto

Un amico mi disse che un tempo, non lontano, quando si passava nei pressi di Mantova si faceva tappa per vedere le vetrine di Mossini, come in pellegrinaggio a un tempio del gusto.

Attaccata a piazza Sordello, ossia a Palazzo Ducale, la galleria si distinse negli anni ruggenti dell’antiquariato per gli arredi di alta epoca e anche per la scelta di tappeti antichi, che Massimo Mossini acquistava a New York e di cui divenne esperto. Da qualche anno ha passato il timone al figlio Marcello, che al fiuto del padre ha aggiunto una personale attrazione per le arti decorative del Novecento italiano e per i dipinti antichi; territori che parrebbero in contrasto se non fosse che la bussola della qualità è quanto basta per muoversi su campi in apparenza così diversi.

Tuttavia, in un mondo in continua mutazione, occorre guardare anche ‘fuori dalla scatola’, come si usa dire. Così Marcello, sulle orme del padre, a dispetto della giovane età viaggia e mastica le lingue, grazie anche a un po’ di gavetta a Parigi e in qualche fiera europea. Ma non lasciatevi ingannare: sebbene abbia scelto di farsi ritrarre alle spalle di un dipinto astratto, nel suo cuore rimangono le glorie mantovane, ovvero la ritrattistica gonzaghesca, di cui è già buon conoscitore, e i pittori locali ma di piglio internazionale, come quel Giuseppe Bottani (1717–1784), di cui possiede tra le mura domestiche due veri capolavori: l’Ulisse tra le figlie di Licomede e La separazione di Achille da Briseide (cm 110 x 85), che non sfigurerebbero accanto alle migliori opere di Anton Raphael Mengs o Pompeo Batoni.