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di Francesca Antonacci e Leonardo Piccinini

ANNA COLIVA E LA GALLERIA BORGHESE

Un impegno che prosegue.

L’agosto 2015 sarà ricordato come uno di quei rari momenti nei quali il dibattito sui beni culturali ha dominato le prime pagine dei quotidiani: venti tra i principali musei italiani saranno dotati di completa autonomia gestionale e burocratica, sotto la guida di venti nuovi direttori, italiani e stranieri, nominati dal ministro Franceschini. Solo una riconferma: l’intraprendente e appassionata direttrice della Galleria Borghese, Anna Coliva, che incontriamo nello splendido ufficio collocato sui tetti del Casino che Scipione Borghese si fece progettare nel 1608 da Flaminio Ponzio, completato da Giovanni Vasanzio e divenuto in breve la sede della più grande, intelligente e aggiornata collezione d’arte dell’epoca. Ovunque campeggiano il drago e l’aquila dello stemma Borghese, anche a sorreggere un mobile elegantemente intarsiato “risalente alla gloria di Scipione” come ci spiega la nostra gentile ospite. Dalle finestre la vista abbraccia l’intero polmone di Villa Borghese, l’antico parco delle meraviglie divenuto pubblico a inizio ‘900, fino a inquadrare il cupolone della basilica vaticana che proprio Paolo V, Camillo Borghese, completò con la facciata che ancora presenta scolpito il nome della famiglia a caratteri cubitali.

Da qui però si può vedere anche il rovescio della medaglia, cioè lo stato di trascuratezza di parte del verde pubblico [comunale] immediatamente adiacente il museo [statale]. Nonché la bellezza della successione, in asse con il Casino, dell’Uccelliera (Girolamo Rainaldi, 1617) e dell’edificio della Meridiana (1688). Un complesso dalle straordinarie potenzialità, insieme al cosiddetto Casino degli Uffizi (su via Pinciana) che, come recita il nome stesso, ospitava l’amministrazione Borghese: è però oggi sede di un asilo comunale….”.
I paradossi, da tempo a tutti noti, della gestione della cosa pubblica nella Capitale, non hanno impedito ad Anna Coliva, in questi anni, di dedicare impegno al Museo, che si è distinto per diverse mostre di grande richiamo, dedicate a celebri nomi della pittura presenti nella collezione (Raffaello, Caravaggio, Cranach…), ma anche alla scultura “che è trama preponderante, nel bene e nel male: prediletta da Scipione quella antica, quella di Bernini che la emulava, in seguito quella di Canova con la celebre Paolina e quella purtroppo venduta a Napoleone”: 595 pezzi, che costituiscono il nucleo principale della sezione di arte classica del Louvre, prestatore di alcune opere per la splendida esposizione del 2011.


"non una mostra di moda, ma di un lavoro molto serio sulla scultura. Gli abiti di Alaia sono sculture soffici, rendono al corpo femminile la bellezza della statua, oppure prendono la bellezza della statua per regalarla al corpo delle donne"


E così, ora, per la mostra di Azzedine Alaia, notissimo stilista franco-tunisino, fino al 25 ottobre:  “non una mostra di moda, ma di un lavoro molto serio sulla scultura. Gli abiti di Alaia sono sculture soffici, rendono al corpo femminile la bellezza della statua, oppure prendono la bellezza della statua per regalarla al corpo delle donne”.
In occasione della preview della mostra si è tenuta una cena di gala di fund raising organizzata dal Museo e dai Mecenati della Galleria Borghese,  ”associazione della quale vado molto orgogliosa, nata nel 2013 dal costante seguito di un gruppo di persone appassionate a tutte le attività della Galleria Borghese, volta a sostenere economicamente il Museo e in particolare a creare un importante centro di studi caravaggeschi di prestigio scientifico internazionale. Grazie ai proventi della serata e alla generosità di Alaia siamo finalmente in grado di poter sostituire un macchinario indispensabile per la climatizzazione della Galleria, per mettere fine alla situazione di rischio cui erano sottoposte le opere”.

Della Galleria Borghese si possono visitare anche i depositi: “siamo l’unico museo con i depositi visitabili da tutti, aperti regolarmente due volte al giorno con sovrapprezzo e su prenotazione”, un’elegante pinacoteca nella pinacoteca (Dosso, Garofalo, Carracci, Sofonisba….).
Cosa pensa dell’opportunità di rivedere le norme relative al mercato dell’arte? “Mi pare proprio che ci siano margini di miglioramento e regole da rivedere, credo che si debbano precisare gli obiettivi della tutela, ad esempio l’importanza dei contesti, anche quelli minori: e riterrei davvero necessaria una riforma degli uffici esportazione, che devono avvalersi di esperti in grado di neutralizzare automatismi burocratici. I problemi si risolvono sapendo le cose: se non conosci il vasto catalogo di Luca Giordano non potrai mai distinguerne l’importanza!