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di Anna Orlando

La cucina italiana. Cuoche a confronto.

Ultimi giorni per ammirare la celeberrima Cuoca di Bernardo Strozzi solitamente conservata a Palazzo Rosso, vera star del museo e uno dei capolavori più noti della pittura genovese in assoluto, faccia a faccia con la sua gemella scozzese.

Il pretesto è ancora una volta Expo. L’occasione per tirare in ballo il tema del cibo nell’arte, che la grande manifestazione di Milano offre quest’anno, ha consentito ai Musei di Strada Nuova di Genova di regalare ai “conoscitori” un’occasione unica: la celeberrima Cuoca di Bernardo Strozzi solitamente conservata a Palazzo Rosso, vera star del museo e uno dei capolavori più noti della pittura genovese in assoluto, è visibile faccia a faccia per la prima volta con la sua gemella scozzese.

Dalla National Gallery of Scotland di Edinburgh è a Genova fino al 19 luglio la seconda versione autografa di questo singolare soggetto in cui il prete Cappuccino (Genova 1581 – Venezia 1644) presenta una giovane in cucina, intenta a svolgere l’umile mansione dello spennare il pollame. La forza dell’immagine che Stozzi riesce a costruire, con pennellate sapienti, cariche di colore, che raggiungono punte di modernità inaudita in alcuni dettagli (come il fuoco, che è colore spumeggiante), ha portato questa ragazza ad assumere, per la storia dell’arte e in particolare per la pittura genovese e italiana del Seicento, un ruolo ben superiore a quello, invero modesto, dovuto alla sua mansione e al suo rango sociale.

I due quadri sono esposti alla mostra La cucina italiana. Cuoche a confronto, in una sala di Palazzo Bianco, il museo di fronte a Palazzo Rosso che con Tursi fa parte del nuovo circuito dei Musei di Strada Nuova, nella rinascimentale Strada Nuova (oggi via Garibaldi) ammirata da Rubens per i suoi palazzi e da tutti i viaggiatori e nota anche come “via Aurea dei genovesi” (a cura di P. Boccardo, fino al 19 luglio).

Accanto alle due fanciulle sono altre opere degli stessi musei genovesi o in prestito da fuori, così da creare un corollario costruito sul filo del tema, quello della cucina, che è un soggetto profano notoriamente di successo anche per l’influenza dei fiamminghi alla fine del ‘500 e inizio ‘600.
Aprono la rassegna alcune opere cinquecentesche: due Bassano dal Polo Museale Fiorentino, il bel Beucklaer della Galleria Estense di Modena accanto alla tavola di Pieter Aertsen di Palazzo Bianco. Per il Seicento, come prestiti da fuori, presenzia un’importante Dispensa dell’Empoli dagli Uffizi. A testimoniare il protrarsi della fortuna del soggetto anche nel Settecento sono il Ritratto di cuoco di Nicolò Cassana dalla Galleria Canesso di Lugano, il delizioso quadretto con La sguattera di Gioseppe Maria Crespi in prestito dagli Uffizi e una coppia di interni con figure di Alessandro Magnasco e collaboratori, proveniente da una collezione privata.

Se il contorno è sicuramente gustoso, il piatto principale di questa piccola mostra è sicuramente la sugosissima accoppiata delle due cuoche di Strozzi. Occasione anche di un approfondimento critico presentato nel catalogo curato da Piero Boccardo, con testi di Raffaella Besta e Margherita Priarone, cioè l’intero staff curatoriale dei Musei di Strada Nuova (Sagep editori, 112 pp. , 20,00€). Boccardo propone che il committente della tela genovese, documentata a Palazzo Rosso solo dal 1683, si debba allo straordinario mecenate e collezionista Gio. Carlo Doria, e ne fisserebbe quindi la datazione entro l’estate del 1625, anno di morte del Doria. Subito dopo l’arrivo a Venezia si daterebbe invece la tela documentata nell’inventario redatto alla morte del Prete nel 1644 e riapparsa sul mercato antiquario solo di recente (Christie’s New York, 19 maggio 1993, lotto 68), e acquistato dalla National Gallery di Scotland da privati nel 2004. Anche per chi non voglia entrare nei dettagli critici, la sola visione di opere di tale straordinaria qualità è un vero godimento, e la possibilità di instaurare confronti visivi ravvicinati tra due versioni pienamente autografe e anche molto istruttivo. Anche chi conosce bene la materia e il pittore potrà ancora imparare.