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di Francesca Antonacci e Leonardo Piccinini

SE FACCIO QUESTO MESTIERE È PERCHÉ VENGO DAL MESTIERE

Conversazione con Antonio Paolucci.

 “Sa, qui non esiste il TAR….” Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, è uno dei pochi grandi storici dell’arte a cui non faccia difetto uno straordinario buonsenso, una visione pragmatica del patrimonio storico artistico certamente dovuta anche alla sua lunga carriera di amministratore pubblico. Allievo di Roberto Longhi, Soprintendente a Venezia, Verona, Mantova, per lungo tempo a Firenze (fino al 2006), ha ricoperto la carica di Ministro per i Beni Culturali nel governo di Lamberto Dini (1995-96). Da più di sette anni è alla guida dei Musei Vaticani, il più visitato complesso monumentale della Penisola.

Lo incontriamo nel suo ufficio, all’ultimo piano dell’edificio a ridosso dell’entrata museale; dalle finestre si ha una splendida vista sui Giardini Vaticani, su San Pietro e il lungo braccio che collega il Belvedere al Palazzo Pontificio. Tra gli eleganti arredi la nostra attenzione si sofferma sull’acquerello di Jacques Sablet raffigurante la famosa Sala degli Animali, con al centro ancora il gigantesco Tevere (oggi al Louvre).
Non posso immaginare per uno storico dell’arte mestiere migliore del mio. Rispetto al sistema pubblico qui è tutto molto più concreto, non ci sono i sindacati che mi hanno tormentato, non c’è il TAR che può bloccarti…lavoro in stretto contatto con il cardinale governatore e con il Cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura”. Viene spontaneo domandare se Papa Francesco si interessi alle esigenze dei Musei…”In questo momento per lui altre sono le priorità, è comprensibile!


Di sicuro c’è che il numero di visitatori in Vaticano, durante il pontificato Bergoglio è cresciuto in maniera esponenziale: nel 2014 poco meno di 6 milioni di persone hanno visitato i Musei, con un aumento del 7 % rispetto al 2013.


Di sicuro c’è che il numero di visitatori in Vaticano, durante il pontificato Bergoglio è cresciuto in maniera esponenziale: nel 2014 poco meno di 6 milioni di persone hanno visitato i Musei, con un aumento del 7 % rispetto al 2013. “Certamente un numero enorme, cifre da mobilitazione generale: come se l’intera popolazione della Svizzera decidesse di venire qui! Tutti questi visitatori producono un consumo lento, costante, un’usura degli ambienti (pensiamo solo ai pavimenti, ai mosaici, alle pitture…) che da tempo mi preoccupa. La soluzione è la regolamentazione degli accessi e una manutenzione quotidiana. Per questo abbiamo selezionato, in appoggio al personale dei laboratori di restauro, dieci giovani professionisti specializzati nei diversi settori che si occuperanno a tempo pieno della regolare manutenzione del patrimonio esposto”.
Si è appena concluso il restauro del Perseo (1800) di Antonio Canova nel Cortile Ottagono, continuano i lavori nelle Stanze di Raffaello….
I Musei Vaticani possono contare ogni anno su circa 2 milioni di euro provenienti dalle donazioni di benefattori cattolici, Patrons of the Arts, supporto fondamentale ai numerosi cantieri di restauro.  Le Stanze di Raffaello sono da anni oggetto di restauri esemplari che le hanno riportate al primitivo splendore…pensate solo alla Liberazione di San Pietro della Stanza di Eliodoro (1512, lavori conclusi due anni fa): quello straordinario notturno [qui il Professor Paolucci ha un sussulto di entusiasmo] decenni prima di Caravaggio, prima della Ronda di Notte di Rembrandt, prima del Tres de mayo di Goya! A febbraio sono iniziati i restauri della Sala di Costantino, dipinta dai collaboratori di Raffaello dopo la sua morte (1520): sarà una grande sorpresa vedere gli affreschi liberati dalla patina scura, riscopriremo i vertici della pittura di Giulio Romano, del Penni, di Giovanni da Udine!
Non pensa che il mercato dell’arte in Italia sia penalizzato da una legislazione arretrata ? E che un maggiore sviluppo del mercato potrebbe portare vivacità all’intero comparto dei beni culturali ?


A febbraio sono iniziati i restauri della Sala di Costantino, dipinta dai collaboratori di Raffaello dopo la sua morte (1520): sarà una grande sorpresa vedere gli affreschi liberati dalla patina scura, riscopriremo i vertici della pittura di Giulio Romano, del Penni, di Giovanni da Udine!


Il mestiere antiquario è molto nobile e affascinante. Io ho l’orgoglio di venire da una famiglia di antiquari, se faccio questo mestiere è perché vengo dal mestiere! La legge del ’39, peraltro redatta da grandi legislatori, era adatta all’Italia di allora, intatta, molto povera, nella quale solo un’élite si occupava dei beni culturali. Oggi penso che sia fondamentale concentrarsi nella tutela dei contesti, più che di ogni opera d’arte che abbia più di 50 anni. Faccio un esempio: se mi toccano l’integra sacrestia di una chiesa come Santa Maria Maddalena, la più bella del ‘700 romano, è un crimine; non penso sia invece grave che un dipinto di Tiepolo di proprietà di un notaio di Milano venga venduto a un ginecologo di Amburgo…! Per non parlare di tanti grotteschi casi di cui si è recentemente scritto, come quello della commode di Gaudreaus. Penso che il mercato sia una componente fondamentale nel sistema dei beni culturali, non a caso nei Paesi comunisti dopo la guerra l’assenza di mercato fece deperire gli studi storico artistici…