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di Carlo Milano

IL SEGRETO DI MAASTRICHT

Nel Limburgo il meglio del mercato mondiale di opere d'arte.

Del Limburgo, la cui capitale è Maastricht, la Gazzetta del Piemonte del 1855 descrive la posizione geografica, la situazione politica, e l’economia, soffermandosi sull’ importanza del commercio.
Un modo di dire bosniaco per indicare qualcosa che non succederà mai  è “nella luna del Limburgo, quando tosano le scimmie”.
Qualche settimana dopo la chiusura del Tefaf, l’impressione di essere tornati da un non-luogo (il limbo del Limburgo?) che miracolosamente si trasforma nel motore del commercio è forte.
Antiquari vaganti nella hall del tremendo hotel NH calcolavano un po’ scoraggiati che dopo venti edizioni del Tefaf avevano passato più di un anno nel Limburgo.
Si che c’è anche un centro antico di chiese e palazzi borghesi, pieno di locali e di studenti mezzi sbronzi, ma l’immagine di Maastricht è quella di scatoloni prefabbricati grigi (meglio di quelli colorati, temerarie aperture a una fantasia che pare perversa) sul ciglio di due autostrade.
Facendo riferimento a cronache di qualche mese fa che coinvolgono l’ Olanda e l’ Italia, potremmo dire che il Tefaf sta a Palazzo Corsini come Rotterdam sta a Roma.


Trentamila metri quadri di esposizione, 280 gallerie, 73 mila visitatori (contro 55 mila a Frieze e 35 mila a Frieze Masters…..20 mila persone che a Londra non attraversano Regent’s Park…..), 225 musei presenti con i loro curatori, giornalisti a frotte, collezionisti grandi e piccoli, celebri e ignoti, tutti a Maastricht.


Eppure, nonostante la conferma sconcertante di trovarsi un capannone quando alzando gli occhi da una parete di bei dipinti fiamminghi si vede un groviglio di tubi dell’ aria condizionata, travi d’acciaio e cavi elettrici malcelati dietro una retina nera, il non luogo funziona e continua a fare numeri, a crescere, a cambiare.
Trentamila metri quadri di esposizione, 280 gallerie, 73 mila visitatori (contro 55 mila a Frieze e 35 mila a Frieze Masters…..20 mila persone che a Londra non attraversano Regent’s Park…..), 225 musei presenti con i loro curatori, giornalisti a frotte, collezionisti grandi e piccoli, celebri e ignoti, tutti a Maastricht. Impossibile trovare una stanza d’ albergo, neppure a venti chilometri, nel weekend del vernissage, e non un tavolo libero nei ristoranti, compresi quelli italiani dove i nostri collezionisti e mercanti sono ricevuti come dignitari in visita ufficiale: quella del Tefaf è una settimana dorata per il Mediterraneo e per il Giardino della Mamma.

Sbirciando la nota stampa passata dall’organizzazione, si notano altri numeri, come la percentuale bassissima di ricambio degli espositori, segno che chi ha un posto a Maastricht non lo lascia, e il fatto che ogni anno il 70% dei dipinti antichi più importanti passano dal Tefaf.
Quest’ ultimo dato, che forse è frutto di una stima imponderabile (che cosa rende importante un dipinto antico? Il prezzo? Anche quello può non essere veritiero….), conduce a due riflessioni. La prima è che comunque Maastricht resta il centro del mercato dell’ arte antica. La seconda è che nonostante questo sembra che la intenzione degli organizzatori per il futuro sia di accrescere lo spazio dedicato alla arte contemporanea. Come e dove non si sa, ma anche Maastricht punta sulla ruota della roulette del contemporaneo. Staremo a vedere.
Dopo 27 anni (la prima edizione è del 1988), una formula può diventare stanca. Va dato merito agli organizzatori del Tefaf di continuare a fare cambiamenti e aggiustamenti che mantengono questa fiera comunque un passo davanti alla concorrenza, giustificandone probabilmente la fama di evento che non si può perdere.

Non senza orgoglio, la nota stampa recita che al Tefaf la qualità è garantita dai 170 membri del comitato di controllo, divisi in équipes a seconda delle differenti specialità che per due giorni setacciano uno stand dopo l'altro, promuovendo, bocciando, o rimandando tutti gli oggetti esposti. Grazie a questo processo, insistono gli organizzatori, i clienti sono tutelati e possono acquistare in piena tranquillità.
Quello del vetting è un argomento incandescente, specie in quel pomeriggio frenetico quando dopo essere stati tenuti fuori dal padiglione della fiera per due giorni gli espositori tornano agli stands che avevano lasciato perfettamente allestiti e che ritrovano mezzi devastati dal passaggio di successivo orde di esperti. Una scena indimenticabile: quadri appoggiati a terra, mobili lasciati in mezzo allo stand, teche smontate, polvere, e i famigerati foglietti rosa con i commenti del comitato disseminati un po’ ovunque, tremolanti ai refoli d’ aria condizionata.
La calma carica d’ ansia dei giorni prima, ingannata con una gita a Aachen da alcuni o con una partita a golf da altri, diventa sollievo o rabbia. Nel secondo caso, si sono visti anche confronti molto accesi tra espositori e periti, con i secondi assolutamente irremovibili (e a volte poco gentiluomini).


Quello del vetting è un argomento incandescente, specie in quel pomeriggio frenetico quando dopo essere stati tenuti fuori dal padiglione della fiera per due giorni gli espositori tornano agli stands che avevano lasciato perfettamente allestiti e che ritrovano mezzi devastati dal passaggio di successivo orde di esperti.


A parere di alcuni, però, la vera forza della fiera non è l’implacabile desiderio di primeggiare, ma il fatto di essere a Maastricht, dove non c’è altro che il Tefaf. A Parigi, a Londra, a Firenze, ci sono musei, palazzi, ristoranti, negozi che possono distrarre. A Maastricht o la fiera o niente, per cui chi arriva fin qui è in trappola.

Si può fare un bilancio? Non è semplice. La qualità e il successo della fiera di Maastricht sono innegabili. Abbiamo visto alcune grandi opere e una gran folla.
I mercanti italiani, numerosi e in bella vista ormai da anni, hanno fatto un’ ottima impressione e nonostante la difficoltà di leggere attraverso la loro professionale cortina di discrezione pare che fossero soddisfatti, o per le vendite concluse, o per i negoziati incominciati.
Certo, nel mondo dei dipinti antichi e dell’ antiquariato restano le preoccupazioni per la difficoltà di trovare opere di altissimo livello e per il numero esiguo di clienti (in attesa, forse, dei cinesi, che a quest’anno a Maastricht si sono visti in numero maggiore che in passato), però anche l’ anno prossimo si partirà tutti per tornare in quel bizzarro non luogo nel Limburgo. Dunque: Totsiens!