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Marco Riccòmini

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L’artista newyorkese ha usato vecchie o antiche carte geografiche del Bel Paese come tele per dipingervi sopra i propri bellissimi Pini

Per chi non avesse idea di come muoversi nel mercato dell’arte contemporanea e si guardasse attorno in cerca d’una mappa per orientarsi, la mostra Julian Schnabel and Italy allestita presso Robilant+Voena (via Fontana 26 a Milano, fino al 17 giugno) fa al caso suo. Non perché a quell’indirizzo ci sia qualcuno che, bussola alla mano, guidi l’incerto collezionista nei suoi passi sul quel terreno così incerto né perché il pur elegante catalogo che accompagna l’esposizione riveli il sentiero da seguire. La ragione è più semplice e, sarebbe il caso di dire, “terra-terra”. E sta nel fatto che l’artista newyorkese ha usato vecchie o antiche carte geografiche del Bel Paese come tele per dipingervi sopra i propri bellissimi Pini (marittimi). “Terra-terra” perché, come si vede fin dall’immagine del comunicato stampa, per dipingerle il pittore le ha stese a terra, sul manto erboso d’una terrazza a Punta Carega a Portofino, affacciata sul golfo tra i più celebri al mondo. Utilizzando, per non sforzare la schiena e perdere, al tempo stesso, di vista il luccichio distante del mare, pennelli e pennellesse legati con dello scotch a canne di bambù. Un’idea che, forse, Schnabel ha copiato da Matisse, che in foto d’epoca si vede sul finire della vita affrontare (persino senza alzarsi dal letto) le sue ultime, immense tele, con pennelli legati a lunghissime aste così che il segno, in qualche modo, seguisse, in parte il corso della mano che lo tracciava, in parte quello, più imprevedibile, della gravità incerta che l’asta elastica imprimeva senza volere al pennello. L’indirizzo lo trovate su Google Maps...