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Marco Riccòmini

Quattro donne mai amate

Da vedere è il video che precede la mostra

Se vi cogliesse lo sghiribizzo di visitare a Milano la mostra sulle cere anatomiche alla Fondazione Prada (Cere anatomiche: La Specola di Firenze | David Cronenberg, fino al 17 luglio) seguite questo consiglio: fatelo lontano dai pasti e possibilmente a stomaco vuoto. Alla stessa maniera, se il pomeriggio o la sera di quel dato giorno in cui avete finalmente deciso di acculturarvi aveste in programma un rendez-vous amoroso, o anche solo la speranza che il vostro incontro abbia un lieto fine, rinunciatevi adducendo una garbata scusa (oppure rinunciate a visitare la mostra, senza bisogno di giustificarvi con nessuno). Perché? Perché la resa di quei corpi di giovani donne modellati in cera – sbudellati, eviscerati, col ventre aperto e gli organi rimossi come fossero parti del motore d’un auto in riparazione: la coppa dell’olio, la candela, il cilindro e il pistone, al posto dell’intestino, della vulva, del fegato o della milza – è macabramente realistica e toglie qualsiasi appetito della carne (in tutti i sensi). La mostra dei corpi modellati entro le teche di vetro in se non ha senso, perché le cere andrebbero viste là dove nascono, ossia alla Specola di Firenze. Da vedere, invece, è il video che la precede. I cuscini sopra i quali i corpi in cera sono riposti (anzi: deposti) o, meglio, esposti diventano, nella fantasia lugubre del regista canadese, lettini che galleggiano sull’acqua azzurra e cheta d’una piscina in una villa californiana. O, per usare il titolo del suo breve film: Quattro donne mai amate, alla deriva su un mare senza scopo, sperimentano l’estasi della dissezione.