notizia

Leonardo Piccinini

La Resistenza dell’Arte

Storie di eroismo al Quirinale

Il veleno e l’antidoto. Alle Scuderie del Quirinale va in scena (fino al 10 aprile), con Arte liberata 1937-1947. Capolavori salvati dalla guerra, a cura di Luigi Gallo e Raffaella Morselli, il racconto (molto ben presentato) di quel che fu il rapporto del fascismo con le opere d’arte e il tremendo, famelico vicino d’oltralpe; e il contributo eroico, intelligente, mai troppo celebrato di un manipolo di storici e funzionari devoti alla salvaguardia del patrimonio. Ci si imbatte subito in documenti, filmati d’epoca, con Italo Balbo (l’inventore della punizione con l’olio di ricino, l’assassino di Don Minzoni, un delinquente che ciclicamente sparuti gruppetti si ostinano a voler celebrare...) in visita a Göring. Göring fotografato con Hitler. Insieme a loro, ornamento da giardino nella tenuta di Carinhall, il Cerbiatto di Villa dei Papiri, proveniente dal Museo Archeologico di Napoli. Presente in mostra, accanto alla foto gigante, produce una sensazione inquietante. Al Quirinale si fa un po’ la sintesi di quel che è emerso in questi anni tra studi, esposizioni, ritrovamenti in giro per l’Italia. Una mostra molto interessante, che non lascia indifferenti. A pochi metri un altro capolavoro, il Discobolo Lancellotti da Palazzo Massimo, che Hitler desiderò (e ottenne) e Leni Riefenstahl esibì in Olympia, il meraviglioso (e tremendo) prodotto della propaganda di regime.


"Göring fotografato con Hitler. Insieme a loro, ornamento da giardino nella tenuta di Carinhall, il Cerbiatto di Villa dei Papiri, proveniente dal Museo Archeologico di Napoli. Presente in mostra, accanto alla foto gigante, produce una sensazione inquietante".


Pronubo della vendita, oltre al solito Galeazzo Ciano, quel Filippo d’Assia che, oltre a essere un uomo di grande gusto e cultura (lo ricorda Alvar González-Palacios ne Le tre età, in visita allo Schloss Fasanerie di Fulda) fu anche il gauleiter dell’Assia-Nassau sotto cui vennero eliminati centinaia di bambini malati di mente e disabili…Arte e orrori dunque, ma ecco l’antidoto: il ruolo fondamentale giocato da veri resistenti dell’Arte, come Fernanda Wittgens, la soprintendente di Brera, prima donna al vertice di un museo italiano; come Pasquale Rotondi, soprintendente alle Gallerie delle Marche, un genio dell’organizzazione, con 10mila opere da sistemare tra Sassocorvaro, Carpegna e il Vaticano; o ancora l’indomito Emilio Lavagnino che, come scrive Paolo Conti (il suo testo è offerto in omaggio ai visitatori della mostra), “funzionario prepensionato perché antifascista, riprende il suo posto spontaneamente perché gli sembra “onesto e doveroso”, e organizza diciotto viaggi da e verso Roma con convogli pieni di opere cercando benzina sul mercato nero, ma a fari spenti per non attirare i bombardieri”. Tante storie, tanta commozione: è il caso delle vicende, così ben raccontate, che interessarono la comunità ebraica, la razzia delle biblioteche ebraiche di Roma e il salvataggio delle collezioni di argenti e tessuti rituali, con l’intervento di un manipolo di coraggiosi guidati da Ugo Foà. Una mostra doverosa, utile e coinvolgente. Per non dimenticare.