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di Luca Violo

BRAFA 2015 TRA MERAVIGLIA E COLLEZIONISMO

Giunta alla sessantesima edizione Brafa mostra la sua identità colta e cosmopolita nel riunire, in un accattivante spazio post-industriale, 126 espositori che nella loro eterogenea diversità rappresentano un ampio ventaglio del mercato antiquariale.

Giunta alla sua sessantesima edizione Brafa (Brussels Antiques an Fine Art Fair) mostra la sua identità colta e cosmopolita nel riunire, in un accattivante spazio post-industriale, 126 espositori che nella loro eterogenea diversità rappresentano un ampio ventaglio del mercato antiquariale soprattutto dell’Europa Centrale, che comprende naturalmente il Belgio, la Francia con un predominio delle gallerie presenti, la Svizzera, l’Olanda, la Germania, l’Ungheria, e tre espositori italiani, Chiale Antiquariato di Racconigi, Robertaebasta e Il Quadrifoglio di Milano.
Allestimento essenziale ma accogliente nell’enorme padiglione Tour & Taxis situato a porto, che tanto ricorda le malinconiche atmosfere di George Simenon, dove è possibile ammirare un autentico cabinet de curiosité di oggetti d’arte, che spazia con gusto compilatorio dall’antichità all’arte tribale, arte orientale, argenteria, gioielli antichi, arredamento, scultura e opere d’arte dal medioevo al XXI secolo, design, cornici, vetri e ceramiche, porcellane, disegni, fumetti, icone, old masters, pittura moderna e contemporanea, autografi, lettere e manoscritti, fotografia, tappeti e tessuti, libri antichi e moderni, numismatica, orologi, e infinite curiosità.
Il clima è ovattato e discreto ideale per leggere le opere d’arte lontano dal clamore mondano che tanto distrae e nulla aggiunge allo spessore della manifestazione. In ogni caso il Presidente BRAFA Harold t’Kint de Roodenbeke non ha rinunciato a un gala dinner con 1.500 invitati seduti la sera del 21 gennaio e quasi 5.000 collezionisti alla preview del giorno successivo, tutto realizzato con estrema cura ed eleganza, con una menzione speciale per il catering generoso e impeccabile.

È utile perdersi nei tre confortevoli corridoi e nelle pareti perimetrali con lo spirito del moderno viaggiatore di bellezza ed emozioni, sulle orme del nomadismo estetico di Bruce Chatwin, magari provvisti di un quaderno di appunti per fermare le subitanee impressioni, felici solo di ammirare la variegate visioni di ogni singola opera d’arte, da quella più antica di quasi 5.000 anni fa – una kandila, un contenitore in marmo scolpito tipico delle isole Cicladi risalente al 2800 – 3000 a.C. esposto alla Galerie Cybele -  ad una realizzata pochi mesi orsono, - un olio su tela di Ross Bleckner intitolato “Interior” del 2014 della Maruani e Mercier Gallery - unite dall’umano desidero di rendere eterna l’espressione della bellezza.
Gli orologi antichi esposti nello stand di Jean Nevé sono come delle presenze del tempo metafisiche che accompagnano lo scorrere delle ore, dei minuti e dei secondi unendo piacere estetico e ingegno meccanico, così come l’entrare nella Galerie Cybele di Parigi è come tuffarsi nel mare calmo e accogliente della storia antica, mentre nella Galerie Grand Rue di Ginevra va in scena il Voyage de Italie, con vedute ideali romane, l’eruzione del Vesuvio e incantevoli vedute alpine, attraverso un Grand Tour settecentesco d’incomparabile sapore.
L’impressione d’acchito del Brafa è che sia un insieme ben distribuito di tutti i comparti dell’antiquariato con uno spiccato gusto per la decorazione e l’arredo della casa. La contaminazione prescinde dal capolavoro, o dall’opera di valore museale, che è più rara e magari rivolta all’arte antica, egizia, greco-romana, ma anche precolombiana, orientale e di altre culture, un’attenzione verso tutte le espressioni artistiche che rappresenta il vero punto di forza della manifestazione.


"L’impressione d’acchito del Brafa è che sia un insieme ben distribuito di tutti i comparti dell’antiquariato con uno spiccato gusto per la decorazione e l’arredo della casa. La contaminazione prescinde dal capolavoro, o dall’opera di valore museale, che è più rara e magari rivolta all’arte antica, egizia, greco-romana, ma anche precolombiana, orientale e di altre culture, un’attenzione verso tutte le espressioni artistiche che rappresenta il vero punto di forza della manifestazione."


Riprendendo la lenta e meditata passeggiata una menzione speciale alla galleria Bagot di Barcellona con pezzi di qualità assoluta, come un frammento greco del IV secolo a.C in marmo bianco raffigurante una figura femminile seduta acefala di testa e braccia, ma che nelle pieghe dell’abito che coprono le ginocchia e le gambe, trova una vibrazione di pura perfezione plastica. E ancora un mosaico romano del III d.C raffigurante il matrimonio di Ippodamia, figlia di Enomao, re di Pisa nel Peloponneso, con Pelope principe e figlio di Tantalo, re di Anatolia, che è uno struggente frammento della perduta grandezza di un tardo impero pronto a scomparire nell’oblio della storia.
Facendo un salto di diciassette secoli e fermandoci al 1942, è doveroso fare un omaggio ad un maestro belga del fumetto del XX secolo come Hergé (pseudonimo di Georges Prosper Remi) con una china su carta facente parte del racconto L’Étoile Mystérieuse, che per il prezzo (due milioni e mezzo di euro) e per rarità, è sicuramente un motivo di riflessione sui valori di mercato che prescindono dalla qualità assoluta, pur rimanendo Tintin e il suo creatore a livelli massimi di questo segmento (esposta da Petit Papier di Huberty & Breyne di Bruxelles)
Essenziale quanto unico nella sua funzionalità, lo sgabello Savonarola richiudibile esposto da Chiale di Racconigi, così come eccentrico nel suo eclettismo colto e irriverente il mobile “Leopardo” di Piero Fornasetti del 1969 presentato dal Quadrifoglio, o il purissimo cabinet Decò di Eugéne Printz e Jean Dunan che campeggiava negli spazi di Robertaebasta di Milano.
Facendo una fresca incursione nulla pittura fiamminga, di abbacinante suggestione nella Galerie Florence de Voldère di Parigi un Paradiso terrestre con Orfeo di Frederich Bouttats (1590 – 1661) e un Paesaggio fluviale di Theobald Micaan (1676 – 1765), dove la precisione ottica spesso declinata sui toni freddi e zenitali, si unisce a una sensibilità cromatica di rara naturalezza.

Per confermare la vocazione del Brafa come luogo che ospita object des curiosité provenienti da tutto il mondo, tanto amati dalla cultura del Nord dove mantengono inalterato il loro fascino rispetto alla pura misura rinascimentale, basta entrare nello stand di Finch & Co di Londra, o visitare le lontane testimonianze egizie di Roswitha Eberwein di Göttingen, gli arcaici quanto moderni oggetti tribali di Pierre Dartevelle di Bruxelles, o quelli orientali del parigino Eric Poullot di una semplicità commovente.
Di grande piacevolezza da Mullany a Londra un cassone nunziale attribuito al perugino Giovanni di Tommaso Crivelli, che ricorda la tranquilla beltà tardo gotica di Masolino da Panicale, e un Sant’Antonio di Baccio da Montetelupo, dove l’imponente fisicità plastica si unisce a un marcato carattere espressivo del santo.
Steinitz è la dimostrazione che il gusto della grande decorazione francese e parigina possa resistere al passare del tempo e delle mode con inalterato fulgore. Un’imponente boiserie ricostruita come un hôtel particulier di fine Ottocento, fa da cornice a un florilegio di preziosi oggetti di una suntuosità ormai dimenticata, come la console con il piano in marmo violetto di Bernard Turreau, o un cassone da cerimonia del periodo Edo del XVII secolo in lacca giapponese Maki-e con inserti oro e argento e madreperla su fondo nero.
Infine, due spazi tanto dissonanti quanto speculari di un evento espositivo, il Brafa, che mantiene le promesse di momento di confronto d’altissimo livello dell’antiquariato europeo, che nella varietà trova la sua forza e ragion d’essere.
Le Pendulerie di Parigi è un’emozione degli occhi e dei sensi nel trionfo della fantasia che diviene orologio da tavolo o da parete: claustrofobico e giocoso è sicuramente lo stand più divertente dell’edizione 2015, mentre la statua romana di un uomo della fine del II e l’inizio del I secolo a.C che campeggia lo spazio di Phoenix Ancient Art di Ginevra, è la dimostrazione che la perfezione esiste ed è un mistero, che forse si impara a conoscere solo attraverso la passione della conoscenza.