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Damiano Lapiccirella

Era mio padre

Un ricordo di Leonardo Lapiccirella

Con Leonardo si spenge la luce su di un gruppo di amici che tra gli anni ’60 e ’90 hanno contribuito ad avvicinare il grande pubblico italiano ed internazionale al mondo dell’Antiquariato, a soddisfare i palati più sofisticati in merito a gusto, selezione, qualità e rarità, a rendere bello e prezioso il mondo delle Mostre ma soprattutto a imporre un gusto. L’ultima memoria storica di un tempo passato ed irripetibile che ha creato le basi di quello che stiamo vivendo noi oggi.
Con Peppino Antonacci, Sandro Orsi, Fabrizio Apolloni, Massimo Tuena, Franco di Castro, la Nella Longari prima e Mario e Ruggero poi, questi i personaggi che incontravo tra la galleria e la sua Villa adagiata sulle colline fiorentine; più che colleghi erano amici, divertenti e spiritosi che condividevano la passione di quello che molti considerano il lavoro più bello del mondo.
A soli 25 anni si tuffa nella sua grande passione dei libri antichi, diventa allievo di Tammaro de Marinis, antiquario e bibliografo tra i più importanti al mondo; presto l’ingresso nel mercato libraio antiquario con lo studio di Via Rondinelli (ancora oggi si ricercano i suoi cataloghi di libri e stampe venete) e nel 1957 con il coraggio che lo ha sempre distinto acquista a cancelli chiusi una delle gallerie più importanti di Firenze in Borgognissanti, la galleria Bruscoli. Aveva solamente 30 anni.


"Conosciuto ed apprezzato per il suo gusto raffinato, per la sua riservatezza e simpatia, aveva prediletto il mercato estero, lontano dai fari italiani, dove si sentiva ovviamente più libero ed indipendente"


Da quel momento non si è più fermato nonostante la terribile tragedia dell’alluvione nel ’66; nel grande piazzale della sua villa per settimane ardeva un enorme fuoco dove Leonardo gettava tutto ciò che arrivava dal suo negozio devastato dal fango, acqua e nafta: manoscritti, cornici, dipinti, mobili. Aveva solamente 39 anni ma caparbio e spinto dalla sua passione ricominciò dalla galleria del Lungarno Vespucci dove fortunatamente aveva già spostato la sua adorata collezione di Ginori Bianco e poche altre cose. Da li una corsa inarrestabile tra Roma, Milano, Parigi e Londra, attraverso quella che è stata la sua ultima galleria, in Via Tornabuoni, sempre nel silenzio, nella riservatezza, concentrato e attento a curare i suoi clienti con grande discrezione.
Conosciuto ed apprezzato per il suo gusto raffinato, per la sua riservatezza e simpatia, aveva prediletto il mercato estero, lontano dai fari italiani, dove si sentiva ovviamente più libero ed indipendente; Londra la sua seconda casa, rapporti che oltrepassavano il lavoro con Andrew Ciechanowiecki prima e Patrick Matthiesen poi.
Hanno scritto che se ne va un uomo buono, generoso e, soprattutto un gran signore, grande spirito sagace e tanta preziosa cultura: è stato un uomo che rendeva felice il frequentarlo.
Ed io ho avuto il privilegio di frequentarlo per 63 anni. Era mio padre.