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di Marco Riccomini

The Perfect Storm

La tempesta perfetta. Le aste di antico a Nuova York, sorprese e conferme dal mercato più freddo del mondo.

Ho atteso di notte, complice il jet-lag, sbirciando di tanto in tanto dalla finestra al diciassettesimo piano del mio albergo a Midtown. Ho atteso in una notte dal silenzio spettrale, rotto soltanto dal riso sguaiato di qualcuno per strada. Aleggiava nell’aria un misto di trepidazione e di inquietudine, come quando si annunciano eventi straordinari e unici nella storia. Alla fine la tempesta perfetta è passata distante, imbiancando altre città, portando flagello altrove. La natura, si sa, è imprevedibile. Alcuni lo pensano anche del mercato dell’arte, ma i risultati delle aste di Nuova York li smentiscono. Ciò che si doveva vendere si è venduto e anche bene e ciò che, invece, era appeso al filo tenue di attribuzioni fragili oppure portava il peso di una stima troppo alta è rimasto al palo. Muovendomi sopra una sottile lastra di ghiaccio (quello che non s’è visto a Manhattan) farò alcuni esempi. La Sacra Famiglia data a Schedoni è rimasta senza acquirenti da Sotheby’s (lotto 79). Per ragioni diverse non s’è venduta nella stessa asta la Stregoneria, delizia di Sebastiano Ricci (lotto 94). Per converso, lo studio su carta di Van Dyck (che in catalogo era detto su tela),  sempre a York Avenue (lotto 59), ha triplicato la stima minima, piacendo ad un pubblico trasversale di amanti di tele come di carte sulla leva non ultima del nome di fama. Niente di nuovo, insomma, sul fronte occidentale. Neppure una tempesta che spazzasse via gli ultimi dubbi.