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Marco Riccòmini

Dialogo senza tempo

Per dire già allora (e ribadire adesso) che l’Antico e il Moderno possono convivere «in perfect harmony»

«Era – a dirla con Calvino – un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento», quando a Marco e Ruggero Longari venne l’idea di tornare sui loro passi. O, meglio, su quelli della loro tradizione, ossia quelli di Nella, che nel 1980, assieme a Graziano Ghiringhelli della galleria Il Milione, congegnò la mostra “Antico e Moderno”, un intrigante mix di opere di alta epoca e del Novecento. Per dire già allora (e ribadire adesso) che l’Antico e il Moderno possono convivere «in perfect harmony». Così, nella stanza a piano terreno di Palazzo Cicogna, arredata dai modernissimi (e tradizionalissimi) mobili di design di Marta Sala Éditions, i Longari hanno raccolto opere che dal dodicesimo secolo (della lucchese Sedes Sapientiae, ovvero Madonna col Bambino, forse del Maestro della Madonna di Lunata), col grande Cronogramma di Renata Boero (2008), arrivano a lambire il contemporaneo facendo tappa nel mezzo alle due spettacolari tempere di Benedetto di Bindo (documentato dal 1409 al 1417) e la Cariatide in bronzo (1957) di Mario Negri (1916–1987), tra un rocco di colonna romana, strappi di affreschi d’alta epoca, terrecotte e ceramiche invetriate robbiesche. «D’un tratto, – tornando alle pagine de Il cavaliere inesistente – tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell’aria ferma come a uno sbuffo di vento...»; che il cimiero sia quello che adorna il capo del fiero Alessandro Magno (1819) dell’ascolano Domenico Paci (1785–1863), che accoglie tra luci e ombre magistralmente orchestrate il visitatore?