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Marco Riccòmini

Annunciazione! Annunciazione!

E dove altro poteva essere concepito (si conceda il gioco di parole) un libro su quello che, fino a ieri, era chiamato il “Maestro dell’annuncio ai pastori”, se non a Napoli?

In una casa umida ma onesta, una donna somigliante alla Madonna (Massimo Troisi) è seduta quando entra l’angelo Gabriele (Lello Arena) che quasi cieco, armato di spada di plastica rossa, suona una tromba e sbatte con forza i piedi per terra – recita il copione dello sketch la Natività (La Smorfia, 1979). «Annunciazione Annunciazione! Tu Marì Marì fai il figlio di Salvatore... Gabriele t’ha dato la buona notizia! Annunciazione! Annunciazione!». E dove altro poteva essere concepito (si conceda il gioco di parole) un libro su quello che, fino a ieri, era chiamato il “Maestro dell’annuncio ai pastori”, se non a Napoli? Annuncio? Ma prego, annunci! Già, perché con un colpo d’ala (non quella di Gabriele, sia chiaro) Nicola Spinosa corregge la versione “CEI” e ne fornisce una propria. Ma il maestro, nonostante le indagini (degne dei ‘racconti’ di Maurizio De Giovanni o Gianrico Carofiglio, assicura) rimane ancora anonimo tra chi pensa che sia Bartolomeo Passante (a partire da August L. Mayer che nel 1923 gli restituì l’Annuncio ai pastori di Birmingham) e chi, con Giuseppe De Vito, sostiene che tutta l’erba sia un fascio col nome del valenzano Juan Dò. In questo terreno “spinoso”, l’autore si muove con saggezza, ricordando che, in fondo, tutto nasceva nella bottega del napoletano Pietro Beato (lui). Ma è nella Prefazione che l’autore si toglie la spina dal fianco, per così dire. «Cose ‘e pazzi. Uno sta int’ ‘a casa sua... (Entra Enzo De Caro. È vestito da angelo e suona un flauto). Sono il Cherubino, mi ha mandato Gabriele per creare l’atmosfera celestiale»...


Nicola Spinosa, Il Maestro degli Annunci ai pastori e i pittori dal «tremendo impasto» (Napoli 1625-1650), Ugo Bozzi Editore, Roma 2021, 300 p., ill.