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Marco Riccòmini

Shake a Tail Feather

Persino i discoli che marinavano la scuola appena potevano potrebbero rimanere sorpresi dalla qualità di alcune delle opere lì radunate

Shake significa «scuotere», come accade alla terra durante un terremoto, e come accadde in Emilia-Romagna nove anni fa. Tra gli oltre mille edifici pubblici vulnerati dalle scosse del maggio 2012 ci fu anche quel massiccio parallelepipedo in cotto e mattoni costruito in stile neo-rinascimentale ai primi del Novecento come nuova scuola elementare di Pieve di Cento (Bologna). Adattato allo scoppio della Grande Guerra ad Ospedale Civile Militare, sul finire della Seconda Guerra Mondiale divenne ricovero delle truppe tedesche, per poi riacquistare finalmente la sua funzione originale, fino al sisma del 2012. A quel punto, anziché chiudere quel tormentato secolo di storia con ruspa e dinamite, con un geniale colpo d’ala si è pensato di ribaltare le sorti del destino e di trasformare una disgrazia in opportunità. In quale modo? Riconvertendo “Le Scuole” (come si chiamava prima e torna ora a chiamarsi lo spazio riconquistato al terremoto) in ampio contenitore di libri e opere d’arte.


"Adattato ad Ospedale Civile Militare, divenne ricovero delle truppe tedesche, per poi riacquistare finalmente la sua funzione originale, fino al sisma del 2012. A quel punto [...] si è pensato di ribaltare le sorti del destino e di trasformare una disgrazia in opportunità. In quale modo? Riconvertendo “Le Scuole” in ampio contenitore di libri e opere d’arte."


Persino i discoli che marinavano la scuola appena potevano (incluso chi scrive) potrebbero rimanere sorpresi dalla qualità di alcune delle opere lì radunate, come quelle di Antonio Alberghini (Pieve di Cento 1888 – Bologna 1979), che ingaggiano una colta e ironica gara d’emulazione coi grandi plastificatori del Rinascimento emiliano. Shake a Tail Feather era il titolo del twist interpretato da Ray Charles in una scena di The Blues Brothers (1980). Tradotto, sta per «scuoti le tue piume» (ossia «datti una mossa»). In questo caso, quelle del cigno in terracotta dipinta ad imitare il bronzo dell’Alberghini.