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Marco Riccòmini

Treno di notte per Lisbona 

A cinquecento anni dalla morte, Lisbona dedica una mostra a Manuel I, detto O Bem-Aventurado (Il Fortunato)

«Il vero regista della nostra vita è il caso. Per caso intendete il destino? No, l’accidentalità del caso», risponde Raimund (Jeremy Irons, nel film del 2013 diretto da Bille August tratto dal romanzo Treno di notte per Lisbona di Pascal Mercier). Manuel II, ultimo re del Portogallo (1889-1932), si sarà chiesto se fosse ironia del destino portare lo stesso nome di quel suo antenato che fece la storia: Manuel d’Aviz (1469-1521), quattordicesimo re del Portogallo e dell’Algarve, «signore della Guinea in Africa, della conquista, della navigazione e del commercio dell’Etiopia, dell’Arabia, della Persia e dell’India», sotto il cui regno Vasco da Gama giunse a Calicut e Pedro Álvares Cabral scoprì il Brasile, così che, ancora mezzo millennio dopo (fino a circa il 1975), il Portogallo dominava sull’Angola, la Guinea, il Mozambico, Goa, Timor Est e Macao. A cinquecento anni dalla morte, Lisbona dedica una mostra a Manuel I, detto O Bem-Aventurado (Il Fortunato): Vi o Reino Renovar (Museu Nacional de Arte Antiga, fino al 26 settembre 2021). Anni d’oro per gli architetti, scultori, miniatori e artigiani impiegati alla sua corte e nelle colonie. Chissà se, seduto sulle rive del Tago, a guardare scorrere l’acqua immaginando infiniti spazi di là da quella, l’ultimo erede alla corona di Braganza-Sassonia-Coburgo-Gotha, prima di partire per l’esilio, pensò al destino del suo nome. La villa a Fulwell Park, fuori Londra, in cui si spense O Desventurado (Lo sfortunato), com’era chiamato Manuel II, fu demolita dopo la sua morte, e non ne restano che sbiadite fotografie in bianco e nero.