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Marco Riccòmini

Freedom

A pesare anche per chi, come noi, lavora col passato, più che lo stallo del presente, è l’incognita del futuro

‘Libertà’, commenterete, scorrendo il titolo; dopotutto, è una parola facile. Il suo cuore (Frēon, in inglese arcaico) deriva da una radice indoeuropea che significa ‘amare’, condivisa anche da Friend, ‘amico’, in quanto colui che si ama e che, auspicabilmente, ci ama. Gli amici, cui confido la mia irrequietezza, mi sollecitano a profittare di questo tempo ‘regalato’ per leggere e studiare. «Vedrai che, alla fine, lo rimpiangerai». Più che ‘regalato’ a me pare ‘sospeso’ e a pesare anche per chi, come noi, lavora col passato, più che lo stallo del presente, è l’incognita del futuro. Non di quel che accadrà (toccando ferro e legno, oltremanica), che tanto non possiamo condizionare, bensì di ciò che vorremmo ma non sappiamo se potremo fare. Leggere, studiare, e, perché no, anche fare ordine, non solo sugli scaffali; per dirla in versi: «Man’s red Flower / It’s in every living Thing / Mind, use your Power /Spirit, use your Wings / Freedom! (fiore rosso dell’uomo /è in ogni cosa vivente / mente, usa il tuo potere / spirito, usa le tue ali / Libertà!)». Annuirete, pensando ‘alto’, magari, a proposito di letture, al Freedom di Jonathan Franzen (2010). Non abbiate timore, invece, di usare questo tempo ‘di risulta’ anche per indulgere se possibile all’ozio e rivolgere lo sguardo (e le orecchie) un po’ più in basso, dove troverete l’altro Freedom, quello di Pharrell Williams (2015), che, oltretutto, non richiede neanche lo sforzo di girare le pagine, ma basta premere il tasto Play.