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Leonardo Piccinini

Un homme de goût. L’incantevole mondo di Federico Forquet

Italian fashion, interiors, gardens

Sembra un’altra era geologica. Oggi si direbbe un pericoloso assembramento. Poco più di cinque mesi fa, amici, sodali, curiosi ed happy few si davano appuntamento sotto il loggiato del castello di Grazzano Visconti per la presentazione (con il simpaticissimo Umberto Pasti) di un grande omaggio editoriale a uno dei protagonisti dello stile italiano: The World of Federico Forquet (Rizzoli New York), il cui sottotitolo Italian fashion, interiors, gardens indica i vari campi d’azione di questo bon vivant che “non è un decoratore eppure ha come pochi l’arte di addobbare case, sue e non sue. Non è un antiquario anche se sa scegliere per sé e per gli amici arredi perfetti, adeguati al personaggio che ognuno ha dentro di sé. Non è un botanico né tantomeno un agricoltore sebbene sappia accostare piante rare ad altre umili, essenze esotiche ad arbusti comuni, rispettando la natura che lo circonda. E’ tutto questo e anche molto di più, senza dimenticare come egli sia stato un celebre disegnatore di moda” scrive il più acuto di tutti, Alvar Gonzàlez-Palacios in uno dei contributi del volume curato da Hamish Bowles (con le splendide foto di Guido Taroni). Negli anni Sessanta Forquet era considerato il Dior italiano. Vestiva le donne più eleganti del pianeta, da Marella Agnelli a Jackie Kennedy. Poi nel ’71, cinquant’anni fa, decide di chiudere l’atelier di via Condotti. Ecco allora un percorso di grande successo tra arredamento e giardini. “Ho sempre guardato con ammirazione Federico Forquet, anche con una certa invidia” è il ricordo di Alessandra Di Castro. “Quante intense conversazioni tra lui e mio padre Franco, ero poco più che adolescente. Forquet frequentava mercanti d’arte di grande talento come Fabrizio Apolloni, Carlo e Marcello Sestieri a Roma, Jacques Kugel a Parigi, Niall Hobhouse da Hazlitt a Londra, e oggi è universalmente riconosciuto come un pioniere nel gusto che domina i cataloghi delle aste internazionali”.