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Marco Riccòmini

Selfie-Taker

Non v’è nulla di male a tirare fuori il proprio esibizionismo, se serve ad acchiappare clienti.

Persino gli stilisti offrono una «guida indispensabile» su come realizzare il «selfie perfetto». Anzitutto, «fotocamera in alto, mento verso il basso». Che suona un po’ come quel «pancia in dentro, petto in fuori» che, sotto le armi, era la regola in posizione di attenti. Cercate di sorridere, «l’arma segreta di molti “selfie-taker”». A questo punto vi chiederete cosa c’entra tutto questo col nostro mestiere. Allora vi chiedo: quanti di voi resistono ancora alla malia dei social network? Ecco, appunto. Non v’è nulla di male a tirare fuori il proprio esibizionismo, se serve ad acchiappare clienti. Sappiate, allora, che gli studi dividono i “selfie-taker” in tre categorie: CommunicatorsAutobiographers and Self-Publicists (o Self-Promoters). Ovvero, quelli che aprono un dialogo coi loro Follower (per promuovere una causa, come quella ambientalista nella pagina Instagram di Leonardo DiCaprio), quelli che usano i Selfie per documentare le loro vite e, infine, quelli che usano i Selfie per autopromuoversi (avete presente i Kardashian?). E perché, al posto della vostra faccia scottata dal sole su una spiaggia tropicale (come quelle che postate), non posate sul tavolo di cucina accanto a quella maschera Dogon che avete portato a casa dall’ultimo safari? Dopotutto, avrete ormai appreso che, per essere à la page (espressione assolutamente démodé) nella Vanity Fair dei social, «il nuovo selfie è di gruppo». E poi, anche se lo specchio vi dirà il contrario, «non si è mai troppo vecchi per i selfie». L’ultimo consiglio è di non prendersi troppo sul serio: risulterete più simpatici.