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Leonardo Piccinini

Bandiera gialla

A Bologna due gallerie, quella di Maurizio Nobile e Fondantico di Tiziana Sassoli, scommettono contro la difficile congiuntura con mostre ricche di interessanti novità.

In questo bizzarro tricolore italiano (non quello della bandiera ma delle aree sottoposte a lockdown) ci si può ancora ritagliare il piacere di una visita nelle gallerie antiquarie, almeno nelle regioni in cui è consentito. Se i musei e le mostre sono chiusi, se molti di noi sono bombardati da decine e decine di mail di proposte online (meglio un libro o un DVD, l’arte online ha lo stesso piacere del sesso online…), dobbiamo però sempre ricordare che l’Italia è in sé uno straordinario, immenso e sconosciuto museo. Palazzi, strade, chiese sono (ancora) aperti. A Bologna, dunque, in poche centinaia di metri tra le due celebri torri e Piazza Santo Stefano, quante opere, quante meraviglie artistiche e architettoniche. Intatte. E, nel medesimo isolato di fronte all’eccezionale complesso religioso, due gallerie, quella di Maurizio Nobile e Fondantico di Tiziana Sassoli, scommettono contro la difficile congiuntura con mostre ricche di interessanti novità. Ritratti dal XVI al XX secolo (fino al 28 novembre), una cinquantina di dipinti raccolti da Maurizio Nobile seguendo il tema della raffigurazione umana (a volto…scoperto, di questi tempi è bene ricordarlo!). Uomini di stato come il principe di Metternich scolpito da Lorenzo Bartolini, artisti come Felice Giani (Autoritratto), un bellissimo, accattivante collezionista che Bartolomeo Passerotti raffigurò insieme alla sua raccolta di opere classiche…

Voltato l’angolo, Tiziana Sassoli fino al 19 dicembre con Racconti d’arte propone trentacinque opere del meglio della pittura bolognese, dal dolcissimo Cupido addormentato di Guido Reni all’elegante Giosuè di Carlo Bononi, fino al neoclassicismo di Mauro Gandolfi, autore di due bozzetti, come scrive Daniele Benati, curatore della mostra, “per le pitture da eseguirsi sulle portiere di una carrozza di gala appartenuta ai marchesi Tanari: un dato che ci ricorda come, in età neoclassica, anche gli artisti più affermati non disdegnassero di applicare la loro arte agli oggetti d’uso, sia pure di lusso, in un’ottica che anticipa il moderno design”