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Simone Facchinetti

Falsi e falsari

Due titoli in libreria

Esistono falsi e originali anche nella saggistica. I primi sono libri noiosi, ovvi e stanchi, perché orecchiano e ripetono idee altrui. I secondi si sforzano di interpretare l’argomento da un’angolatura diversa, inedita.

Falsari illustri di Harry Ballet (Skira, 19 euro) nasce da una fortunata rubrica “estiva” (quindi leggera, da assaporare sotto l’ombrellone, esattamente come il nostro articolo) pubblicata su “Le Monde”. Il punto non è dove e quando, il punto è sempre la qualità, e qui manca, senza alcun dubbio. Si intuisce da piccoli indizi (il falsario si tradisce, sempre) che l’autore è stato testimone involontario di qualche piccola vicenda di contraffazione ma non è in grado di penetrarla al giusto grado. Il suo è solo un punto di vista. Ma in materia di falsi i punti di vista non importano a nessuno, è necessario appurare la verità. Sarà mai possibile arrivare a chiedersi: “come si riconosce un falso? Molto semplicemente, il più delle volte non si può”. Allora perché dovremmo continuare a leggere il suo libro, mister Ballet? Non c’è motivo, forse?

Passiamo al secondo, il volume di Noah Charney: L’arte del falso (Johan & Levi editore, euro 30). Qui le ambizioni sono maggiori, l’impegno anche, il risultato pure. È un autentico libro sui falsi: godibile, documentato e ben strutturato. La struttura è fin troppo ingegnosa: divisa in otto capitoli articolati in altrettanti temi generali: genio, orgoglio, vendetta, fama, crimine, opportunismo, denaro e potere. Ognuno raccoglie episodi, storie e casi, riconducibili all’argomento generale. L’autore mescola epoche, situazioni e nomi di falsari, pur di ottenere il suo obiettivo, che è quello di tracciare una storia generale dell’arte del falso. Chi è appassionato dell’argomento troverà molti nomi familiari. Chi si affaccia per la prima volta all’argomento non resterà deluso, in nessun modo sperimenterà la sensazione di essere stato fregato.