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Marco Riccòmini

[ALL OF MY] LAW

Se alla prima prova ‘scritta’ la nostra squadra esce con un punteggio alto (per la qualità delle opere esposte), non passa però l’esame orale d’inglese. E lo dico con All of my Love (non Law).

«Is this to end or just begin? All of my love, all of my love» (Questa è la fine o solo l’inizio?

Tutto il mio amore, tutto il mio amore), cantavano i Led Zeppelin (1979).

Ci sarebbe da chiederselo anche a proposito della ‘epica ed imperdibile’ (Evening Standard) London Art Week (LAW) appena conclusasi (3–10 luglio 2020), «con le gallerie più importanti di Londra e le tre principali case d’asta». Ma ora che l’edizione è ‘Digital’ serviva ancora ‘l’abbraccio mortale’ con le ‘tre principali case d’asta’? Non era, forse, l’occasione giusta per staccare la spina? Ed era necessario ‘l’approccio collegiale’ del board di LAW per «facilitare agli spettatori nuovi incontri con artisti, opere d’arte, dealers e case d’asta»? Bonhams, Christie’s e Sotheby’s hanno bisogno di un aiutino? E che dire dell’inchino politically correct al mondo femminile col «tema della donna come artista e musa», in una delle 3 ‘unique rooms’ di LAW? E, ancora, a cosa servono le dotte (e noiosissime) lectio magistralis sugli autoritratti di Rembrandt (per dire), se poi questi stanno appesi nei musei e non nelle gallerie che partecipano al LAW? Come se in rete non fossero già disponibili fior di contenuti per chi volesse (davvero) farsi una cultura in storia dell’arte.

Molto lavoro rimane ancora da fare anche da parte degli espositori che, quando si pongono di fronte ad una telecamera, ne ignorano le regole. E se alla prima prova ‘scritta’ la nostra squadra esce con un punteggio alto (per la qualità delle opere esposte), non passa però l’esame orale d’inglese. E lo dico con All of my Love (non Law).