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Marco Riccòmini

IN GINOCCHIO

E gli storici dell’arte stanno zitti? Oppure si alzano in piedi (erano in ginocchio), salgono sulle loro cattedre (questo è il momento di farlo) e fanno sentire la loro voce?

Abbiamo visto le immagini della statua in bronzo fatta rotolare fino a un ponte e gettata in acqua tra grida di giubilo. Chiudendo gli occhi, pareva di assistere ad un linciaggio, con un poveraccio giudicato a furor di popolo trascinato coi piedi legati tra le urla e gli sberleffi d’una folla inferocita fino al primo tronco dove appenderlo. Una scena degna di un film sul Ku Klux Klan. E questo è il paradosso. Perché è stata una scena indegna di una civiltà matura, qualunque fosse la ragione di quel gesto; ovvero la reazione scatenata dall’omicidio di George Floyd, che ha spinto un gruppo di manifestanti di Black Lives Matter a prendersela con la statua di Edward Colston (1636–1721), benefattore della città di Bristol, ma coi soldi della tratta degli schiavi. Quel che lascia esterrefatti, non è tanto la reazione di ‘pancia’ di chi protesta, scagliatasi contro un simbolo del potere ‘razzista’ (ancorché vecchio di secoli). Quel che sorprende è che anche chi la testa la porta sulle spalle arriva ad assolvere quel gesto con la motivazione che, in fondo, si trattava di una «statuaccia del 1895» (Roberto Saviano su Facebook, 7 giugno). Ci siamo, forse, persi qualche saggio di critica d’arte, dove si ‘demoliva’ la figura dello scultore irlandese John Cassidy (1860–1939), autore del monumento abbattuto? Fosse stato rinascimentale, poteva rimanere sul suo piedistallo? E gli storici dell’arte tacciono? Oppure si alzano in piedi (erano in ginocchio), e salgono sulle loro cattedre (questo è il momento di farlo) e fanno sentire la loro voce?