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Simone Facchinetti

Chi si ferma è perduto

L’immagine in movimento supera la foto ricordo

Di questi tempi molti antiquari si sono messi ad aggiornare il loro sito internet. Chi ha caricato l’ultimo allestimento di Tefaf Maastricht, chi ha messo a disposizione i pdf di qualche vecchio catalogo, chi si è dedicato al restyling generale dell’offerta web. Sono operazioni simili alle attività di pulizia e di riordino che, purtroppo, tutti siamo stati costretti a fare. Va bene, va tutto bene ma forse non è sufficiente.

Passando in rassegna alcuni siti ci si accorge al volo che solo pochi hanno saputo prendere il toro per le corna. Dickinson, Colnaghi, Agnews e molti altri, si presentano in vestito da sera. Gli abiti sono molto simili, con diverse sfumature di grigio.

Tra quelli che hanno saputo meglio interpretare la situazione mi sembra meritino una menzione Robilant + Voena. Invece di riordinare le foto ricordo hanno lavorato su nuovi progetti, ideando dei video sulle opere più “calde” della galleria. Il materiale c’era già: l’opera, la ricerca storica, lo studioso di riferimento. Mancava tutto il resto: “only connect”, come recitava il sottotitolo di un celebre saggio di John Shearman.

E allora via con la storia del cane dipinto da Juan de Pareja, lo schiavo di Diego Velázquez. Al video (commentato da Virginia Brilliant) ne sono stati associati altri, “pescati” nella rete. Attenzione non trovati ma cercati e messi in valore. Con lo stesso spirito è stato immaginato un secondo clip, dedicato a Giorgio Morandi. Che la strategia abbia funzionato lo dimostra l’attenzione che gli ha dedicato il Financial Times (nell’edizione del 17 aprile). Morale: “only connect”.