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di Simone Facchinetti

Modenantiquaria guadagna posizioni

Merita una storia

Ho fatto un piccolo esperimento. Mi sono aggirato a Modenantiquaria in compagnia di un’amica che, per comodità, chiamerò Madame X. Veneziana, collezionista di arte contemporanea, appariscente. Donna colta, sveglia, oltre che benestante. Ho usato il suo sguardo “vergine” per capire come può apparire l’antiquariato agli occhi di una persona che non frequenta questo mondo. Di una persona che si circonda solo di opere di viventi, meglio se giovani.

Ho osservato due diversi atteggiamenti. Da un lato la “distanza” con cui guardava gli oggetti. Nessuna prossimità, nessuna familiarità con un passato che alla sua sensibilità appariva estremamente remoto. Dall’altro l’interesse per le vicende che circondano i manufatti. Attenzione che si accendeva o si spegneva a seconda di chi, e di come, la stimolava tramite una spiegazione coinvolgente.

Tra i quadri che l’hanno stregata: il Ritratto di Lorenzo Lotto esposto dal Quadrifoglio, oggettivamente una delle opere più affascinanti della mostra.

Ogni tanto in prossimità dei cartellini delle opere apparivano dei bollini rossi (segno che erano state vendute). In questo caso Madame X si avvicinava per capire meglio di cosa si trattasse. Si è fermata a lungo davanti al Mattia Preti di Alessandra di Castro e al Carlo Dolci del Giglio. Ha ascoltato le peripezie di qualche mobile, di alcune sculture, di diversi disegni e bozzetti. Si è fermata a lungo davanti a una parete allestita da Tiziana Sassoli dove si potevano vedere affiancati (come in un museo) il disegno e il bozzetto preparatorio per un’opera di Gaetano Gandolfi. Ha ascoltato volentieri la vicenda della riscoperta del Sebastiano Ricci esibito dai Longari. Ha sostato di fronte al mazzo di fiori di Giovanni Boldini e a una notevole Natura morta di Felice Casorati.

Le opere d’arte non sono delle merci comuni. Hanno delle storie da narrare. Il loro appeal dipende molto dalla capacità di veicolarle.

Modenantiquaria è cresciuta. Bisogna raccontarlo.