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di Simone Facchinetti

Dark Side of the Boom: il libro di Georgina Adam sul mercato dell’arte contemporanea

E l’arte antica? C’è sempre qualcosa da imparare.

Dark Side of the Boom, l’ultimo libro di Georgina Adam (Johan & Levi Editore, 2019), indaga il mercato dell’arte contemporanea. Lo fa da una prospettiva esterna al sistema. Nel leggerlo ho cercato di capire se potesse insegnare qualcosa anche al mercato dell’arte antica. La prima domanda che mi sono posto è: perché i collezionisti di arte contemporanea non travasano, come farebbe un qualsiasi liquido, nel settore degli Old Masters? Si potrebbe rispondere con un’altra domanda: perché gli elettori democratici non votano i candidati repubblicani? Sono due partiti diversi e opposti che si alleano solo per perseguire un interesse comune.

Il miliardario che specula in arte contemporanea ragiona da uomo della finanza, desidera investire ingenti capitali ed essere garantito sull’utile che ne trarrà, possibilmente a breve scadenza. È abituato a comprare beni di lusso e mette sullo stesso piano una borsetta tempestata di diamanti e un multiplo di Damien Hirst. Questa fusione tra moda, glamour, spettacolo e culto della celebrità è uno dei motori segreti del sistema. Il nostro collezionista è più esperto di indici di borsa che di arti figurative. Questo fatto spiega, ad esempio, perché uno dei maggiori artisti del XX secolo (Mark Rothko) sia entrato nel suo cono di interesse solo da quando una sua opera ha superato la soglia record dei 40 milioni di dollari. Prima non era nessuno e anche dopo è rimasto l’equivalente di un risultato economico. Ovviamente non tutti i collezionisti sono così superficiali, tuttavia l’impietosa indagine di Georgina Adam li dipinge in questo modo.


"Il miliardario che specula in arte contemporanea ragiona da uomo della finanza, desidera investire ingenti capitali ed essere garantito sull’utile che ne trarrà, possibilmente a breve scadenza".


Ci sono degli aspetti che rendono i due settori incomunicabili. Il primo è la possibilità di poter attingere a un mercato praticamente illimitato, mentre sappiamo che per l’arte antica vale il principio opposto.  Infine c’è un dato inquietante che emerge dal libro e riguarda gli illeciti che circondano questa fetta di mercato, tra riciclaggio, porti franchi e frodi fiscali. Se uno deve nascondere qualche miliardo di dollari lo farà più comodamente investendoli in arte contemporanea: è la triste morale che affiora dal pamphlet della Adam.


"Se uno deve nascondere qualche miliardo di dollari lo farà più comodamente investendoli in arte contemporanea: è la triste morale che affiora dal pamphlet della Adam".


Per farmi tornare il sorriso ho preso in mano un libro della stessa collana, le esilaranti Memorie di un mercante di quadri di Ambroise Vollard (1866-1939). A un certo punto racconta della prima mostra che aveva dedicato a Vincent van Gogh, con 600 opere esposte. La più cara, il Campo di papaveri, era in vendita a 500 franchi. Nella galleria era entrato un borghese parigino che voleva fare un investimento per la figlia appena nata. Non aveva dato retta ai suggerimenti di Vollard e si era comprato, tramite un cugino cretino, un acquerello di Detaille per 10.000 franchi. I due si erano rivisti dopo 25 anni. Ecco il dialogo nato in quell’occasione: “Gli chiesi se ricordava la mia mostra di van Gogh e quel quadro di papaveri che sembrava piacergli tanto”. “Certo che me ne ricordo! Meno male che ho saputo resistere: cosa se ne ricaverebbe, oggi?”. “Be’, caro signore, oggi avrebbe più di 300.000 franchi”. “E il mio Detaille, allora?”. “Il suo Detaille? Quello che allora veniva definito il suo capolavoro, la Battaglia di Huningen… il Direttore del Luxembourg l’ha relegato in soffitta”.

Per molti artisti contemporanei si profila lo stesso destino di Detaille. Molti collezionisti, ovviamente, lo ignorano. Nell’arte antica le tendenze si consolidano più lentamente e ancora più lentamente si disgregano.