notizia

di Leonardo Piccinini

Arezzo, Musica dipinta

Un percorso attraverso i secoli nelle opere di Enrico Frascione

Un luogo emblematico della tradizione antiquaria italiana, esempio di salvaguardia del capillare patrimonio artistico: nella parte più antica di Arezzo, proprio di fronte a quella singolare creazione del romanico italiano che è la Pieve di Santa Maria, si trova il trecentesco palazzo del Capitano del Popolo. Fu la dimora di un talentuoso, intraprendente antiquario, Ivan Bruschi, fondatore della Fiera Antiquaria di Arezzo (istituita nel ’68, siamo nel cinquantenario), che lo recuperò dopo i danni della guerra con quell’amore e quella dedizione dovuta al contatto costante con le opere, i materiali, la Storia. Dalla sua morte, nel 1996, la Fondazione Ivan Bruschi continua nell’attività di valorizzazione del palazzo e della collezione. In concomitanza con la seconda stagione del Summer Course ideato e coordinato da Alessandra Baroni, è visitabile fino al 14 ottobre una raffinata mostra, Musica Dipinta. Dipinti e disegni dal XV al XIX secolo (corredata da catalogo con testi di alcuni importanti storici dell’arte) che raccoglie opere del noto antiquario fiorentino Enrico Frascione, Presidente AAI. Un fil rouge musicale, ben descritto nel saggio introduttivo del catalogo, che permette anche di scoprire opere inedite: tra le tante sorprese offerte da questa sorta di compendio della storia dell’arte, chi scrive è rimasto particolarmente impressionato dall’Apollo e Marsia ricondotto da Carlo Falciani alla mano di Lorenzo Vaiani dello Sciorina, uno dei cosiddetti “pittori dello Studiolo” di Francesco I. Siamo intorno al 1580 e, come scrive Falciani, “in modo insolito, il pittore sceglie di non rappresentare la vittoria di Apollo su Marsia nel momento di massima torsione, privilegiando non i lamenti del satiro sotto la lama del dio ma il tempo in cui l’azione cruenta dello scorticamento è ormai compiuta e i due protagonisti sono come isolati modelli a confronto […] La pelle di Marsia è quasi un omaggio all’invenzione michelangiolesca del san Bartolomeo che tiene le proprie spoglie nel Giudizio Universale”.