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di Leonardo Piccinini

LA MENORà

Un patrimonio culturale da riscoprire

Rimangono ancora pochi giorni (fino a domenica 23 luglio) per visitare una mostra di straordinario interesse, articolata in due sedi (il Braccio di Carlo Magno in Vaticano e il Museo Ebraico presso il Tempio Maggiore di Roma) che per la prima volta collaborano in un progetto di reale importanza storica, religiosa e culturale: un’indagine di grande fascino, con 130 opere esposte, sul più antico e importante simbolo identitario dell’ebraismo, la menorà.


“Precede di gran lunga la stessa Stella di Davide, che compare solo da tre o quattro secoli”


“Precede di gran lunga la stessa Stella di Davide, che compare solo da tre o quattro secoli” ha commentato il rabbino capo Riccardo di Segni; e, quasi parallelamente all’adagio oraziano Graecia capta ferum victorem cepit, da quel 70 d.C. in cui il Tempio di Gerusalemme venne distrutto e il prezioso contenuto portato a Roma in trionfo, ha iniziato a contraddistinguere anche l’iconografia occidentale, come ben hanno potuto dimostrare i curatori della mostra Alessandra Di Castro, Francesco Leone, Arnold Nesselrath. A coloro che non riusciranno a visitare l’esposizione è caldamente suggerito l’acquisto del catalogo, edito da Skira, ricco di informazioni e testimonianze attraverso i secoli dell’enorme fortuna goduta dalla menorà. Il poderoso candelabro a sette bracci, interamente d’oro (brillava da lontano), oltre a essere raffigurato su straordinari pezzi dell’antichità, come la Pietra di Magdala (esposta in mostra), celebre basamento di marmo scolpito dalla città sul Lago di Tiberiade, ha generato capolavori di oreficeria e scultura, basti ricordare l’impressionante Candelabro Trivulzio del Duomo di Milano (XIII sec.) o il candelabro nel Münster di Essen. La cultura europea si fonda sull’esaltazione delle diversità culturali, intrecciate e sovrapposte, e, come si legge nell’introduzione alla mostra, in un “segno di collaborazione riuscita tra ebrei e cristiani nella città in cui vivono gli uni accanto agli altri da oltre venti secoli”.