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Senza riproduzione fotografica

Lettera aperta al Colonnello Ugo Zottin

Le segnalazioni di furti che riceviamo per essere pubblicate sulla Gazzetta Antiquaria dalle Soprintendenze italiane, oltre che allarmanti per la vastità delle opere rubate, danno anche la sensazione più mortificante che si possa immaginare. La denuncia del furto ci viene segnalata con riproduzioni fotostatiche assolutamente illeggibili, quando la dichiarazione non sia accompagnata dalla dicitura «non esiste alcuna riproduzione fotografica». Sono queste le condizioni con cui lo Stato italiano gestisce il proprio Patrimonio Artistico, il più imponente di tutta l'umanità secondo i dati dell'Unesco.
A tutt'oggi non esiste una catalogazione completa delle opere d'arte appartenenti allo Stato e agli Enti Ecclesiastici; questa mancanza è il viatico migliore per incoraggiare la delinquenza che si occupa di furti d'arte e a proseguire una depredazione incessante ormai di proporzioni inimmaginabili. Poiché sono state depredate a man bassa le suppellettili decorative delle chiese (dipinti, sculture etc.), l'attenzione dei ladri ricade ora sullo smontaggio di interi apparati monumentali ( altari, balaustre, acquasantiere etc.) e di tutto ciò che può avere interesse per il mercato clandestino. Questo stato di cose, come più volte detto, continuo e selvaggio, e la spoliazione sistematica del nostro Patrimonio Artistico, sono un reato che si configura tra i più abbietti perché è una vera offesa mortale alla storia e alla civiltà del nostro Paese: per questo tipo di crimine dovrebbe essere prevista dal Codice una normativa a se stante con aggravanti specifiche che ne amplifichino al massimo le pene. Nonostante l'attività encomiabile e sorprendente, per la quantità e l'importanza, dei recuperi fatti dal Nucleo per il Patrimonio Artistico dei Carabinieri, l'incanto di certe chiese isolate nelle campagne italiane con gli arredi e le decorazioni più o meno importanti e che tanta memoria hanno lasciato nella letteratura di illustri viaggiatori del nostro Paese è per sempre cancellato dal vandalismo del nostro tempo. Quindi il recupero di opere d'arte che appartenevano a questa o a quella chiesa, e che finiranno in un museo diocesano di un Paese italiano qualsiasi, non potrà mai più restituire quel sapore smarrito per sempre. Di fronte a questa situazione di vera emergenza lo Stato italiano destina all'amministrazione e alla tutela del Patrimonio Artistico poche briciole del proprio bilancio rendendo difficile la vita a chi per professione deve provvedere alla tutela del Patrimonio Artistico stesso, cioè i funzionari delle Soprintendenze, con mezzi insufficienti a tenere in piedi anche la parvenza di una struttura di difesa. La catalogazione completa del Patrimonio Artistico è vitale e perciò deve essere tempestiva per mettere le Soprintendenze in grado di denunciare immediatamente con materiale fotografico di prim'ordine l'oggetto del furto ed anche fornire una rapida comunicazione telematica a tutti coloro che operano nel circuito della tutela, del mercato e del collezionismo. Attraverso questi sbarramenti il fenomeno dei furti d'arte troverebbe degli ostacoli nuovi e la ricerca sarebbe facilitata. Sappiamo per diretta esperienza quanto sia difficile arginare le scorribande ladresche con i mezzi attualmente a disposizione, e capiamo anche chela strategia del recupero passa inevitabilmente anche attraverso il mercato dell'arte ufficiale, quello fatto di professionisti seri, attenti alle normative vigenti. Dai dati ufficiali fornitici dal Comando del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Artistico apprendiamo che le opere d'arte rubate in Italia e tuttora in circolazione sono circa 300.000. Come si vede si tratta di un vero e proprio campo minato e, per chi di professione acquista oggetti d'arte, il rischio di pestare un ordigno può avvenire con una certa facilità. Da questa imponente massa di refurtiva è inevitabile che taluni oggetti, attraverso vari passaggi di proprietà finiscano per legittimare la loro provenienza superando la prudenza e la cautela anche di antiquari e collezionisti più avveduti. In questa malaugurata ipotesi sarebbe auspicabile la valutazione complessiva della persona che senza responsabilità incappi in un vero e proprio infortunio professionale.
Si potrebbe anche dire che la seconda vittima dopo il derubato è il malcapitato che, in buona fede, acquista un opera rubata; le tribolazioni alle quali va incontro e le gravi ripercussioni sul piano della credibilità commerciale ne compromettono inevitabilmente l' attività.
Al tempo del Generale Conforti, i rapporti fra gli antiquari dell'Associazione e il Comando del Nucleo, erano improntati alla massima trasparenza, al rispetto reciproco e alla conoscenza da parte dell'alto Ufficiale degli operatori del Mercato dell'Antiquariato.
Chiediamo al nuovo comandante del Nucleo, Colonnello Ugo Zottin, lo stesso atteggiamento tenendo conto che i mercanti della Associazione Antiquari d'Italia prima di essere ammessi nelle nostre liste passano attraverso filtri continui estremamente rigorosi che ne valutano la preparazione professionale e la moralità.
Per concludere, auguriamo al nuovo comandante del Nucleo, ogni successo nell'interesse della nostra civiltà e della nostra storia.

Curriculum Vitae del Colonnello Ugo Zottin

Proveniente dall'Accademia Militare, è stato nominato Sottotenente nel 1971.
Comandante di Plotone e Compagnia Allievi Carabinieri negli anni 1973 - 1977 ha successivamente ricoperto l'incarico di Comandante Sezione Corsi presso la Scuola Ufficiali Carabinieri fino al 1981.
Dal 1981 al 1986 ha retto il Comando della Compagnia di Terracina (LT), dal 1986 al 1988 il Nucleo Carabinieri presso il Dipartimento Marittimo Alto Tirreno di La Spezia, e successivamente, negli anni 1991 - 1993 il Comando Provinciale di Venezia.
Nell'ambito dello Stato Maggiore del Comando Generale dell'Arma ha ricoperto vari incarichi, tra i quali quello di Capo Ufficio Personale Ufficiali e Capo del V Reparto.
Comandante della Scuola Allievi Carabinieri di Roma dal 1998 al 1999, è stato successivamente Vice Comandante della Regione Carabinieri "Calabria" e poi capo di Stato Maggiore della Divisione (ora Comando Interregionale) di Messina.
Per ultimo ha diretto per circa 2 anni il Centro Operativo D.I.A. di Roma.
Dal I ° settembre 2002 ha assunto il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale.
E' laureato in Giurisprudenza Nato nel 1950, è coniugato ed ha due figli.
 

11.2002