giornalearte

Botta senza risposta

Dialogo tra sordi

La data del 1 maggio, festa universale dei lavoratori, si è segnalata in Italia per un episodio altrettanto importante, per la riorganizzazione del sistema culturale: infatti è stata approvata una legge che passa sotto il nome di Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Queste nuove norme sono state elaborate sulla scorta di un lavoro di revisione del Testo Unico voluto dall'attuale Ministro Giuliano Urbani assieme al suo Ufficio Legislativo. La necessità di questo aggiomamento era profondamente sentita, tanto più che fa piazza pulita di tutto ciò che c'era precedentemente, e costituisce un punto di riferimento certo per il prosieguo della attività culturale, sia a livello istituzionale che privato. Tra le cose di rilevante importanza che ci eravamo preoccupati potessero avere una attuazione ulteriore era il regolamento della denotifica che sappiamo essere già stato promulgato: invitiamo pertanto chi desiderasse chiedere la revisione di un'opera notificata a rivolgersi ai funzionari competenti, dal momento che siamo stati rassicurati sull'operatività dell'ufficio preposto alle relative pratiche. Di ciò siamo molto soddisfatti per due ragioni: la prima che troviamo un interlocutore come il Ministro Urbani il quale si è dimostrato disponibile a rimediare una situazione che nel corso del tempo era totalmente degenerata. Parliamo liamo ovviamente della strumento della notifica: da pratica di protezione e di tutela dei nostri beni artistici, era diventata una forma incontrollata e prevaricante, e sicuramente dannosissima alla trasparenza del Mercato dell'arte, impaurito e intimidito dal comportamento abnorme di certi funzionari addetti a questo ufficio. Essi preferivano esercitare una vera e propria vessazione inappellabile piuttosto che affrontare con il proprietario dell'opera una serena discussione sull'importanza o meno dell'oggetto, con il risultato che, molto spesso, opere di medio interesse non venivano rese visibili e passavano direttamente dal mercante al collezionista senza che le Istituzioni ne avessero conoscenza. Sarebbe auspicabile che un giorno un Soprintendente intelligente e spregiudicato pubblicasse le opere sottoposte a notifica dagli anni successivi al dopoguerra ad oggi. Oltre ad essere uno scoop editoriale di incredibile successo, sarebbe interessante anche perchè renderebbe conto della inopportunità e mancanza di professionalità con la quale questo strumento e stato usato. La seconda ragione è che la trasparenza acquisita non solodarà al Mercato fluidità e spigliatezza, ma consentirà anche alle Istituzioni una conoscenza puntuale delle opere in circolazione, fatto che gli permetterà di poter intervenire anche in previsione di acquisizioni. Tuttavia non tutto è così roseo perché dobbiamo lamentare con un energia che a questo punto ci sembra inutile, e quindi desolata, la mancanza di un regolamento relativo alle cosiddette "sogliedi valore" degli oggetti posseduti dagli antiquari e dai collezionisti. L'attuale condizione amministrativa di una bottega o di una galleria antiquaria, richiede una pletora di registri, di quaderni di libri mastri, bollettari e ... ci fermiamo qui ma non perché non ci siano altri brogliacci da citare; le "soglie di valore" dovrebbero in parte alleggerire questa farraginosa e ripetitiva amministrazione. Si tratterebbe in sostanza di registrare sul libro della Pubblica Sicurezza gli oggetti con un valore di acquisto superiore ad una cifra da determinare in accordo con il Ministero; le altre opere al disotto di questo sbarramento non avrebbero più l'obbligo di tale registrazione pur mantenendo, come ovvio l'obbligo di essere trascritte da parte degli antiquari nel registro degli acquisti, supportato dalla relativa fattura di provenienza. Non è un granché in realtà quello che ci verrebbe concesso ma è pur sempre un elemento psicologico che anzitutto ci allineerebbe ai paesi della Comunità Europea che hanno questo strumento in uso sin dal 1993, anno dell' integrazione comunitaria, e inoltre, e questa è una nostra speranza, dovrebbe spingere funzionari addetti all'Ufficio Esportazione ad avere un comporiamento di tolleranza e di coscienza, sapendo che consentire l'esodo di questa "roba smessa" non impoverirà il Patrimonio Pubblico. Purtroppo l'incomunicabilità fra pubblico e privato è stata da noi sperimentata in varie occasioni producendo quello scoramento che dicevamo prima. E' inutile assolutamente inutile, scrivere una lettera, inviare una raccomandata, sollecitare una risposta, il silenzio più rumoroso delle Istituzioni vi risponderà. Dovrebbe rientrare nelle pratiche di una buona amministrazione pubblica mantenere il contatto diretto con il cittadino: fra gli obblighi dei sovrani regnanti é consuetudine rispondere ai sudditi, che a loro si rivolgono, con letterine garbate e foto con dedica , poca cosa si dirà, ma riguardo verso i cittadini che comunque da il senso dello Stato, della responsabilità di chi lo rappresenta, ma soprattutto di buona educazione e sarebbe auspicabile che i Ministri nel prendere possesso del loro incarico dessero indicazione in tal senso ai propri Burocrati.. Quando poi questo cittadino, è riunito in un'Associazione professionale, l'obbligo della risposta ad una richiesta dovrebbe essere una prassi normale. Purtroppo ciò non accade nel nostro paese. Abbiamo scritto ripetutamente solecitando anche una tavola di lavoro sull'argomento della "soglia dei valori" ma purtroppo fino ad ora la risposta è quella di sempre: niente.

09.2004