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“Se l'arte non è amata prima o poi si vendica”

I nostri affanni

Un recente articolo di Pierluigi Panza, apparso sul Corriere della Sera il 29 dicembre 2011, dal titolo “Se esplode la bolla dell'arte”, pone con severa evidenza un problema che atterrisce sicuramente i mercanti e i collezionisti di arte contemporanea. In una lucida e dotta analisi, il Panza presenta un quadro della situazione del collezionismo di arte contemporanea drammaticamente legato all'andamento dei mercati finanziari; non solo, ma soprattutto a quegli aspetti del mercato finanziario che nell'attuale crisi si riconoscono come elementi di intervento spesso anomalo, tali da portare uno sconvolgimento senza limite nella struttura economica mondiale. I corretti accenni storici della prima parte fanno però riflettere come tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta tutt'oggi un valore reale, costituisce, sia pure nel tempestoso mare del collezionismo d'arte, un ancoraggio se non completamente sicuro per lo meno prospetticamente valido. Lo stesso Panza sottolinea che oggi il mercato di arte contemporanea si sta indirizzando piuttosto verso quegli artisti che ormai sono codificati come classici e riconosciuti quindi come validi approdi di un investimento anche economico. Ma perchè ci siamo occupati di questo articolo? In definitiva perchè è una lettura arguta e piena di spunti che fanno riflettere e poi perchè, appunto, inducono chi si occupa del mercato dell'arte antica, a considerare che sempre l'arte ha avuto bisogno del rapporto con il denaro, ma che ciò non ha impedito il crearsi di collezioni, anche autonomamente libere dal punto di vista culturale, da quello che poteva essere un collezionismo creato dalla moda del momento. Sono molti anni che andiamo sostenendo come la precipuità del collezionismo di arte antica deve in qualche modo prescindere dall'assoluta considerazione che ogni oggetto acquistato sia un investimento sicuramente progressivo nel futuro. Certamente talune manipolazioni finanziarie hanno in qualche modo talvolta stravolto la dinamica dei prezzi degli oggetti di antiquariato. Per anni abbiamo sottolineato come valutare un oggetto d'arte in relazione semplicemente alle statistiche economiche e ai risultati riportati in cataloghi accreditati, fosse un limite che in qualche modo impoveriva lo spirito vero del collezionista; l'autentico collezionista infatti è mosso dal desidero del possesso e considera sempre il valore richiesto per l'acquisto più sulla base della propria disponibilità che non di un supposto reale valore dell'oggetto: in realtà facendo così quasi sempre ottimi investimenti. Anche nelle recenti aste di fine anno, per non ricordare ancora la Biennale dell'Antiquariato di Firenze del 2011, del cui buon andamento stiamo ancora godendo, l'oggetto antico di valore culturale ha semplicemente nei casi peggiori mantenuto le valutazioni che avevano qualche anno fa. Certamente il mercato dell'arte antica gode del grande vantaggio di una selezione culturale che secoli di studio rendono attendibile e che accompagnandosi alla rarefazione degli oggetti antichi disponibili, ne costituisce una caratteristica non indifferente dal punto di vista economico. Sono osservazioni banali che ormai da tempo facciamo a noi stessi perchè ci rendiamo conto che nonostante artisti del passato abbiamo avuto momenti di gloria alternati però a dimenticanze, tuttavia le scoperte più recenti, più facili data la disponibilità dell'accesso alla documentazione con strumenti più agevoli, restituisce il giusto valore alle opere espresse dagli artisti del passato. Siamo perciò convinti che l'investimento in opere d'arte antica o se vogliamo anche del Novecento ma ormai storicizzate, siano investimenti che potranno dare sempre legittima e grande soddisfazione a coloro che si avvicineranno ad essi con lo spirito di chi vorrà prima di tutto amarli. Per questo nel ringraziare Panza per la bella dissertazione sul fenomeno speculativo e sui rischi che l'esplosione della bolla comporta, in una sorta di omaggio a lui e ad una cara amica come Claudia Gian Ferrari, ci permettiamo di estrapolare dal suo articolo la frase finale facendone il nostro titolo.


Viaggio a Roma Il giorno 16 gennaio nella Sala dello Stenditoio di San Michele a Roma, si è tenuta una tavola rotonda dedicata al consuntivo del primo anno d'impiego del SUE. Promossa da Daniela Porro, Dirigente della Sezione III del Ministero, con la partecipazione di Roberto Cecchi, Sottosegretario di Stato, Pasquale Muggeo, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Antonia Pasqua Recchia, Segretario Generale del Ministero, aveva come argomento il bilancio del primo anno di applicazione del Sue. Nel pomeriggio, coordinata da Cinzia Ammannato, Responsabile del Progetto Sue, si è svolta una seconda riunione alla presenza dei rappresentanti delle categorie antiquarie. Erano presenti per la nostra Associazione Giovanni Pratesi, Fabrizio Guidi Bruscoli, Alessandra Di Castro e Andrea Gulizia. Per la FIMA era presente Carlo Teardo.
Dal dibattito sono emerse le difficoltà di applicazione dei principi che avevano fatto sperare nel SUE, una metodica di snellimento per le procedure della richiesta dell'attestato di libera circolazione. In realtà, il desiderio assoluto dell'ufficio centrale di controllare anche opere di minimo interesse che hanno già passato il filtro delle commissioni periferiche, fa sì che i tempi di concessione si allunghino fino al massimo consentito, se non addirittura superiore ai quaranta giorni. Un altro dato di contrasto si è riscontrato nel voler modificare i valori degli oggetti che vengono presentati; ciò può creare grave imbarazzo nei confronti dei clienti, che si vedono decurtato da parte delle Istituzioni,il prezzo realmente pagato. L'Associazione ha proposto invece di adottare il sistema francese, che nel documento di esportazione declina ogni responsabilità sul valore dichiarato e sull'attribuzione; così facendo si eviterebbe di dare al documento un valore di perizia, conferendo a questo soltanto il potere di documentare la liceità dell'esportazione.
Tuttavia a fronte di queste difficoltà è stato promosso, e promesso, un ulteriore incontro in sede più tecnica, per rimuovere e correggere tali problemi.

02.2012