giornalearte

Note sull'attribuzione

I nostri affanni

Il mercato dell'arte, come del resto accade in tutti i commerci, è un mercato in cui confluiscono esigenze diverse; nel nostro in particolare il supporto della qualità è primario per l'interesse che un oggetto può creare. Ma dal momento che comunque si tratta di un mercato in cui sono impiegati mezzi economici, vige la necessità di attribuire un valore che sia il più possibile realistico. Perciò oltre a caratteristiche diverse come la certezza della provenienza e della conservazione, occorre stabilire l'attribuzione perchè essa incide in maniera determinate sul valore economico dell'oggetto. Come fa il mercato a fidarsi di una valutazione attributiva? Se non ricorrendo a coloro che per ragioni di studio e di continuità nella pratica attributiva, acquisiscono una generale considerazione di competenza specifica. Lo specialista ha la necessità di contribuire poi ad avvalorare la propria attribuzione con il confronto e la considerazione che altri specialisti, in temi analoghi, possono assicuragli. In sostanza, anche se apparentemente l'antiquario pare rinunciare ad una propria prerogativa che è quella della responsabilità, in realtà dimostra, affidandosi a specialisti dei singoli campi e delle singole personalità artistiche, di contribuire a rendere certa la possibilità per un collezionista acquirente, di regolarsi in merito all'acquisto su parametri certi. Ciò non toglie da parte dell'antiquario la responsabilità di vendere un oggetto con tutti i requisiti in regola e soprattutto l'antiquario è colui che ha fornito con la sua scelta di qualità, l'input alla valorizzazione dell'oggetto. Il mercato dell'arte oggi richiede una chiarezza che auspicheremmo fosse sempre in tutti gli aspetti economici e finanziari della vita civile, perchè il rigore con il quale gli antiquari sono chiamati dalle norme alla certificazione della liceità del proprio commercio, pongono l'antiquariato nella assoluta sfera della legalità. L'autorevolezza del mercato dell'arte, esige perciò che lo specialista sia assolutamente riconosciuto a livello internazionale come quello il cui giudizio attributivo sia indiscutibile. Per esempio se volessimo vendere una scultura di Algardi non potremmo prescindere dal giudizio di una specialista indiscussa nel campo come Jennifer Montagu; per un busto barocco Andrea Bacchi è un'autorità; una tela di Guido Reni non si vende, come tale senza l'avvallo di Daniele Benati, come un dipinto di Guercino deve avere il conforto di Nicholas Turner; oppure un'opera di Francesco Del Cairo deve avere l'opinione di Mina Gregori o di Francesco Frangi. Per i napoletani da Ribera a Luca Giordano, il giudizio di Nicola Spinosa è molto ascoltato. Questo sistema è un'esigenza dovuta al collezionismo pubblico e privato; difficilmente un collezionista o un direttore di un museo si avventura in un acquisto senza questi supporti. Può anche farlo di fronte ad un prezzo sbagliato, ma con tutti i rischi del caso, perchè il tempo e le nuove conoscenze che inevitabilmente si sviluppano negli anni, portano alla riqualificazione attributiva e conseguentemente al riaggiustamento del valore economico. Ci si può anche ribellare a questo sistema, ma normalmente lo fanno coloro che non sono riconosciuti autorità assolute per singoli autori. Il mercato dei nostri tempi prospera in un mondo che ha fretta ed esige perciò la maggiore disponibilità di strumenti conoscitivi il più rapidamente possibile, così che il collezionista possa rapidamente decidere i propri acquisti. Potremmo forse rimpiangere la calma del passato, quando un collezionista aveva il tempo di confrontare giudizi, pareri e oggetti vicini a quello del proprio desiderio con molto tempo a favore, ma oggi le cose stanno così e dobbiamo prenderne atto. La specificità della Biennale dell'Antiquariato di Firenze è quella di avere operatori professionalmente eccellenti che forniscono all'acquirente le garanzie maggiori riguardo a ciò che abbiamo detto. Inoltre la Biennale ha consegnato agli espositori una lista di studiosi che possono garantire le opere che gli antiquari portano in mostra evitando così al vetting delicati e spiacevoli contrattempi, in quanto l'opera in esposizione è stata visionata e giudicata dallo specialista di quell'artista. 

10.2011