Il dipinto si pone come un magnifico esempio della cultura figurativa a Milano tra 1620 e 1630. Forte il rapporto con la natura morta “arcaica” propriamente milanese, rappresentata dal Piatto d’argento con pesche (collezione privata) di Giovanni Ambrogio Figino (1553-1608), dipinta tra il 1591 e il 1594. Rispetto alla tradizione lombarda, la composizione è qui sviluppata in una dimensione più ampia, con una disposizione su più piani e soprattutto su fondo chiaro. Il pampino di vite con le foglie accartocciate è poi un evidente rimando alla Canestra di frutta del Caravaggio, nella collezione del Cardinale Federico Borromeo già nel 1607. La precisione lenticolare con cui sono resi i riflessi della finestra sul vaso di vetro, come le tante altre annotazioni realistiche che connotano il dipinto, denunciano la conoscenza della pittura nordica ed in particolare delle composizioni di Francesco Codino.
V. Damian, Une nouvelle contribution sur la nature morte lombarde: deux inédits. Une collection de natures mortes, Galerie Canesso, Parigi 2002, pp. 8-15.