La Galleria Carlo Virgilio inaugura nel 1979, aprendo la strada alla riscoperta del disegno neoclassico e accademico in Italia. Dopo gli inizi, segnati dall'interesse specialistico per il disegno dalla fine del XVIII all'inizio del XX secolo, la Galleria si apre anche alla pittura e scultura, principalmente del XVIII e XIX secolo, per poi estendere i suoi orizzonti temporali fino a comprendere la pittura antica e l'arte contemporanea. Tra i clienti della galleria ricordiamo: J. Paul Getty Museum, Los Angeles; Musée du Louvre, Parigi; Gallerie dell'Accademia, Venezia; Museo del Prado, Madrid; Art Institute, Chicago; Galleria delle Marche, Urbino; Wolfsonian-Fiu, Miami; Hamburger Kunsthalle, Amburgo; Palazzo Pitti, Firenze; Liechtenstein Museum, Vienna; Berkeley Art Museum, CA.
In occasione di Miart, la Galleria Carlo Virgilio & C. propone una mostra tematica, PARENTELE. SEI STORIE DI FAMIGLIA, accompagnata da un catalogo pubblicato per l’occasione. Vi sono riunite le opere di sei famiglie di artisti come occasione di una riflessione sulla trasmissione del linguaggio artistico nelle forme della continuità o sovversione, delle affinità o sollecitazioni. Questi casi emblematici sembrano confermare l’assenza di gerarchie e di un’evoluzione predeterminata tra le forme espressive. Le opere sembrano qui alludere piuttosto a una dimensione atemporale degli affetti. La serie di artisti – Adolfo e Francesco Wildt, Giorgio de Chirico, Alberto e Ruggero Savinio, Nino Bertoletti e Pasquarosa, Paola Consolo e Gigiotti Zanini, Pasquale e Alberto di Fabio, Isabella e Giuseppe Ducrot – copre un secolo di arte italiana. Fuori catalogo saranno presentate opere di Domenico Rambelli, Venanzo Crocetti, Giulio Aristide Sartorio e Cagnaccio di San Pietro.
L’effige enigmatica e sognata della giovane modella, ritagliata sullo sfondo evocativo della campagna romana, eseguita da Gerôme appena ventenne e da poco giunto a Roma insieme al maestro Paul Delaroche, è una delle immagini più emblematiche di quella naturale, fiera bellezza femminile romana cui i viaggiatori stranieri di stanza nella capitale pontificia attribuirono per tutta la prima metà dell’Ottocento, e oltre, una connotazione esotica e una valenza primigenia, quando non vi riconoscevano i tratti perfetti delle donne raffaellesche o l’ideale canone di bellezza della civiltà greca (Barroero 2003). Nello studio di Gerôme fino alla sua morte, il dipinto qui esposto fu acquistato nel 1966 in occasione della vendita postuma dello studio del pittore.
Iscritto al centro: “Retratto del Professore Rolla”