giornalearte

di Leonardo Piccinini

Fondazione Zeri: intervista al nuovo direttore

Una visita alla Fondazione Zeri, ospitata nello splendido complesso monumentale bolognese di Santa Cristina, può servire anche a riconciliarsi con il proprio Paese, afflitto da troppi malanni e incapacità. La cittadella del sapere in cui dal 2006 è ospitata la fondazione che conserva il lascito del grande studioso, l’antico monastero delle monache camaldolesi che il Comune e l’Università di Bologna hanno salvato dal degrado, si articola intorno a un vasto chiostro della fine del Quattrocento; nel luminoso salone biblioteca al secondo piano, già dormitorio delle novizie camaldolesi, ci si imbatte in un gruppo di giovani appassionati, partecipanti ad uno dei seminari periodicamente organizzati dalla fondazione. 
“Tre giornate dedicate allo studio e alla catalogazione degli archivi fotografici di storia dell’arte” come racconta il neo direttore Andrea Bacchi, tra i maggiori studiosi di scultura rinascimentale e barocca, docente di storia dell’arte moderna all’Università di Bologna, da poco subentrato ad Anna Ottani Cavina. “Ho avuto l’onore di collaborare con Zeri a Mentana dal 1986 al ’98, entrando poi a far parte fin da subito del gruppo che, coordinato da Anna Ottani Cavina, si occupò di gestire il poderoso lascito di Zeri all’Università di Bologna. La Fondazione che venne costituita si poneva come obiettivo prioritario la fruizione pubblica della fototeca (290mila fotografie) e della biblioteca di Zeri (46mila volumi, 37mila cataloghi d’aste, 60 testate di riviste), trasferite da Mentana a Bologna non senza polemiche”. Oggi, alla luce dell’imponente lavoro svolto, in una sede tanto prestigiosa e strategica, è evidente che si trattò di una scelta intelligente e lungimirante. Ma procediamo con ordine. “Iniziammo in un piccolo gruppo, di cui facevano parte anche Stefano Tumidei e Laura Gasparini (responsabile della Fototeca presso la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia), a impostare la catalogazione, digitalizzazione e messa online della fototeca, forse la più vasta di questo genere tra quelle private, con una ricchissima sezione sulla pittura italiana (148mila fotografie), ma con nuclei significativi anche sulla scultura italiana (16mila), archeologia, architettura, disegno, miniatura….”  Zeri mise in piedi un supporto “maniacale” di immagini, quasi un “ministero” parallelo dei beni culturali, conservando attraverso la fotografia le testimonianze anche di architetture oggi distrutte e opere d’arte disperse. L’aver reso accessibile al mondo attraverso la Rete, gratuitamente, questo patrimonio “consente in modo facile e attendibile l’utilizzo di un database che è diventato punto di partenza per molte ricerche  di storia dell’arte. Siamo parte di un gruppo, il Digital Photo Archive Consortium (comprendente, tra gli altri, il Courtauld Institute di Londra, l’Hertziana di Roma) che si prefigge di unire i vari archivi e renderli compatibili tra loro per sistema, lingua, vocabolario”. Un grande sforzo non solo scientifico, anche economico! “Dobbiamo tutto alla generosità dell’Università, del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Emilia Romagna e al sostegno di fondazioni italiane (UniCredit, Fondazione del Monte) e internazionali (Getty Foundation), degli Amici di  Federico Zeri, di privati…solo grazie a un supporto economico sempre più ampio potremo continuare a realizzare le nostre iniziative, le giornate di studio, le pubblicazioni, proseguire nella campagna di digitalizzazione, che comprenderà, tra gli altri, il nucleo relativo ai dipinti di natura morta, il più grande al mondo, con ben 14mila fotografie. Attraverso i numerosi filtri di ricerca sarà possibile non solo approfondire la storia della pittura ma anche avere indicazioni sui nomi dei fiori, sulla storia dell’alimentazione, anche in ossequio alle vaste competenze di Federico Zeri”. Un patrimonio di immagini molto utile al collezionismo e al mercato d’arte antica…. “Anche in virtù dei rapporti tra la storia dell’arte e quel mercato che tanto ha fatto per la formazione del gusto, mi piacerebbe organizzare una giornata di studio sulla defiscalizzazione dei finanziamenti al patrimonio storico artistico”.

06.2014