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Leonardo Piccinini

Architetture da camera

Un libro di Giuseppe Beretti

Quante volte, nel corso di una visita al Museo Poldi Pezzoli di Milano (da poco fortunatamente riaperto, ci è mancato in questi mesi!), mi è caduto l’occhio su quei trionfali stipi all’ingresso del piano nobile. Eppure…”sono mobili realizzati nel corso dell’Ottocento, con frammenti di più stipi napoletani con carte geografiche, vedute di porti e città” precisa Giuseppe Beretti nel suo recente Con l’ebano e l’avorio. Giovanni Battista De Curtis, Iacobo Fiamengo e lo stipo manierista napoletano. Nel volume, che cita il titolo di un pionieristico lavoro del grande Alvar González-Palacios, sono approfondite le vicende di una decina di meravigliosi stipi, scrittoi, tarsie, “architetture da camera”, bellissima definizione che rende bene l’idea della selva di cornici, colonne, decorazioni con scene storiche, grottesche realizzate nella Napoli spagnola di fine ‘500, “vera e propria industria del lusso che richiamava in città ebanisti, incisori, scultori di avori e fonditori di metalli, spesso di origine tedesca e fiamminga”. Stipi in ebano e avorio, in bianco e nero, “che nel giro di pochi anni sarebbero stati fuori moda, soppiantati da opere di più grandi dimensioni, decorate da materiali più preziosi come la tartaruga, le pietre dure, i cristalli di rocca, i rami e i vetri dipinti, le sculture in argento e bronzo dorato”. Opere di collezione privata, insieme a spettacolari stipi come quello del museo di Philadelphia, di Amburgo, della Villa del Principe a Genova (collezione Doria Pamphilj); di particolare interesse il capitolo sulle tarsie della Certosa di San Martino a Napoli, con “fregi fitomorfi abitati da uccelli e vasi di fiori, che costituiscono la più antica anticipazione oggi nota della tulipomania barocca in Italia”.