La Galleria Carlo Virgilio inaugura nel 1979, aprendo la strada alla riscoperta del disegno neoclassico e accademico in Italia. Dopo gli inizi, segnati dall'interesse specialistico per il disegno dalla fine del XVIII all'inizio del XX secolo, la Galleria si apre anche alla pittura e scultura, principalmente del XVIII e XIX secolo, per poi estendere i suoi orizzonti temporali fino a comprendere la pittura antica e l'arte contemporanea. Tra i clienti della galleria ricordiamo: J. Paul Getty Museum, Los Angeles; Musée du Louvre, Parigi; Gallerie dell'Accademia, Venezia; Museo del Prado, Madrid; Art Institute, Chicago; Galleria delle Marche, Urbino; Wolfsonian-Fiu, Miami; Hamburger Kunsthalle, Amburgo; Palazzo Pitti, Firenze; Liechtenstein Museum, Vienna; Berkeley Art Museum, CA.
Le tele di Luis Serrano, esposte in galleria dal 7 aprile, si riferiscono alle raffigurazioni che tradizionalmente hanno illustrato la passione di Cristo. Con questo repertorio codificato e frequentato nella tradizione popolare e nell’arte più colta, Luis Serrano si misura libero dalla necessità d’invenzione. Con immagini dai significati d’intensità differente, precisa la capacità narrativa data a oggetti privi di altri riferimenti, quali elementi in continuo oscillare tra quotidianità e densità di racconto. Luis Serrano ha potuto cogliere in modo ancora naturale l’aspetto antico, favolistico di questi emblemi, la loro corrispondenza con utensili ancora in uso e con presenze famigliari; il loro servire da cornice a pratiche devozionali vissute con naturale inconsapevolezza. Resta ovviamente in sottofondo il trascendente elemento sacro a cui tentare di avvicinarsi, in mancanza di altri strumenti, con quelli che gli sono propri. Catalogo con testi di L. Serrano, V. Magrelli, A. Nante
L’effige enigmatica e sognata della giovane modella, ritagliata sullo sfondo evocativo della campagna romana, eseguita da Gerôme appena ventenne e da poco giunto a Roma insieme al maestro Paul Delaroche, è una delle immagini più emblematiche di quella naturale, fiera bellezza femminile romana cui i viaggiatori stranieri di stanza nella capitale pontificia attribuirono per tutta la prima metà dell’Ottocento, e oltre, una connotazione esotica e una valenza primigenia, quando non vi riconoscevano i tratti perfetti delle donne raffaellesche o l’ideale canone di bellezza della civiltà greca (Barroero 2003). Nello studio di Gerôme fino alla sua morte, il dipinto qui esposto fu acquistato nel 1966 in occasione della vendita postuma dello studio del pittore.
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