giornalearte

A Maastricht e altrove

I nostri affanni

Ci giungono notizie confortanti dalla grande mostra che gli olandesi organizzano nel mese di marzo: la stranota Maastricht orchestrata e organizzata brillantemente da un gruppo di antiquari internazionali. In questa bella cittadina ai confini con il Belgio, ai confini con la Germania, al centro di quei paesi che pare non essere contagiati dalla crisi economica che investe altre regioni continentali, fra i quali ahimè anche il nostro paese, si svolge questa straordinaria kermesse. Difatti nei giorni dell'inaugurazione, alla presenza di numerosissimi visitatori, fra i grandi viali sui quali si affacciano gli stands, si aveva la netta sensazione dell'internazionalità della mostra. Molti cinesi, ma anche indiani, emiri arabi, con l'est europeo massicciamente presente, curatori dei musei americani che sono fra le presenze storiche di Maastricht, anche gli italiani si sono fatti vedere anche quest'anno, ma in misura ridotta. La fortuna di questa mostra è legata, oltre che a un messaggio di opere verificate e garantite in maniera più che rigorosa da un vetting implacabile, anche dalla possibilità di poter immediatamente entrare in possesso delle opere esposte. La normativa di tutela olandese ha concentrato l'attenzione sulle opere di proprietà pubblica, conservandole ed esponendole in maniera mirabile, lasciando alla responsibilità degli espositori stranieri, il rispetto delle norme in uso nei propri paesi. Con queste condizioni e con la qualità altissima delle opere esposte, si capisce come l'appuntamento diventi imperdibile per i collezionisti pubblici e privati, ma anche per i visitatori che da mezzo mondo arrivano a Maastricht. Nei grandi padiglioni fieristici, suddivisi da ampie corsie intitolate alle grandi strade delle capitali europee, si possono ammirare manufatti cinesi, russi, primitivi italiani, le opere barocche, neoclassiche, armi, pezzi dell'archeologia classica, il Cinquecento, l'Ottocento, i gioielli, gli argenti, i contemporanei più celebrati, ma anche, e qui si scivola verso il basso, l'Ottocento olandese con greggi al pascolo o scene d'osteria, con un'assoluta protagonista di marmo o di terracotta, di bronzo, di stucco o di legno purchè sia scultura. E la proposta da qualche anno è di livello realmente museale. Anche i quadrai, solitamente indifferenti a queste attività, espongono nel loro stand qualche bell'esempio scolpito. L'insieme è di un portentoso fascino e in questo clima di euforia, sappiamo che vengono fatti numerosi e soddisfacenti affari.
Le grandi case d'aste internazionali hanno due appuntamenti di particolare importanza per la qualità delle opere poste all'incanto. Difatti, nel mese di luglio e dicembre, nella capitale inglese come a New York, si assiste ad una vera e propria migrazione di antiquari e collezionisti verso quelle capitali. Quest'anno, vuoi per l'importanza delle opere in vendita, ma anche per la disponibilità all'acquisto di collezionisti di paesi emergenti (ricordiamo per esempio il prezzo raggiunto de “I giocatori di carte” di Cezanne, 250.000.000 di dollari), si sono raggiunti livelli di vendita che lasciano sperare un ritrovato ottimismo e la consapevolezza che, finita la stagione delle vacche magre, le opere d'arte importanti ritroveranno le loro corrette valutazioni. Nei giorni scorsi, alla vigilia dell'inaugurazione di Maastricht, con un tempismo degno di nota, la Sotheby's di Londra ha disperso le raccolte di un componente della famiglia Barilla che nei decenni passati aveva riunito un insieme un po' datato nel gusto, che la casa inglese aveva posto in vendita con delle stime di riserva realmente modeste, se si considera che fra i beni proposti c'erano alcuni esempi di arredi veneziani, ma anche di porcellane di Meissen o di Capodimonte di grande rarità e bellezza. Con queste premesse molti collezionisti sono accorsi nella capitale inglese confidando sulla convenienza delle stime. I risultati ad asta conclusa, hanno ampiamente quintuplicato i prezzi di base, confermando il trend positivo relativo ai beni artistici antichi. Si capisce che queste condizioni hanno modo di svilupparsi là dove le condizioni di tutela non hanno i rigori che devono invece affrontare i mercanti d'arte del nostro paese. Un esempio significativo è la Biennale di Palazzo Corsini che viene visitata con anticipo dagli uffici addetti all'esportazione, rilasciando gli attestati di libera circolazione prima dell'inaugurazione della rassegna. Grazie a questa possibilità, la mostra fiorentina ha ritrovato nelle ultime edizioni un pubblico internazionale che sta di volta in volta aumentando. A parte la Biennale di Firenze, la situazione al momento nel nostro paese volge al pessimismo. Le case d'asta operanti in Italia denunciano un calo nelle vendite di notevole entità. Gli antiquari presenti nelle mostre di questo inizio anno sono tornati a casa scoraggiati dal poco interesse dimostrato verso le opere esposte. E' chiaro che agisce la crisi economica che investe il nostro paese, ma è anche l'incertezza delle nostre leggi che lasciano nel dubbio, per decine di giorni, se un'opera può essere trasferita all'estero oppure no. Le difficoltà di operare in Italia da parte degli stranieri sono comuni anche agli investimenti che essi possono fare in altri campi del nostro paese, ma nel settore del mercato dell'arte queste difficoltà sono ingigantite.

04.2012