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di Leonardo Piccinini

BOLDINI, WILDT, HAYEZ…

Conversazione con Fernando Mazzocca

All’impegno (e all’ingegno) senza sosta di Fernando Mazzocca dobbiamo alcune tra le più felici riscoperte artistiche di un secolo, l’Ottocento, negli anni sottovalutato. Ma il suo percorso di interessi ha riguardato, con dovizia di studi ed esposizioni, anche il periodo neoclassico e l’arte novecentesca. Si è da poco conclusa a Forlì Boldini. Lo spettacolo della modernità, da lui curata insieme a Francesca Dini, la più grande mostra sull’artista ferrarese mai allestita in Italia. Siamo alle battute finali (fino al 13 luglio) di Adolfo Wildt (1868 – 1931), le dernier symboliste, all’Orangerie di Parigi, da ottobre alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, che vede Mazzocca tra i curatori. “La Francia non conosceva Wildt, artista d’altronde anche nel nostro Paese dimenticato per il suo coinvolgimento con il fascismo e per la difficoltà di accettare i suoi oscuri contenuti e il suo virtuosismo. L’incarico ottenuto da Margherita Sarfatti per la realizzazione di un busto e di una maschera del Duce, oggetto di infinite repliche a scopo propagandistico, ne provocarono alla caduta del regime una damnatio memoriae sostanzialmente perdurata fino a pochi anni fa. Un consenso ritrovato nel mondo del collezionismo, la mostra presso i Musei San Domenico di Forlì e l’anno scorso l’acquisto da parte del Musée d’Orsay di una magnifica versione in bronzo (1921) della testa del suo Vir Temporis Acti (Uomo antico), hanno portato il museo parigino a rendere omaggio a Wildt con una mostra molto visitata che ha riscosso grandi consensi”.
Wildt è contemporaneo degli artisti in mostra a Milano e Vicenza (fino al 23 agosto)….
Alle Gallerie d’Italia, Piazza della Scala, “La Grande Guerra. Arte e artisti al fronte”, curata insieme a Francesco Leone, è un percorso attraverso i movimenti artistici precedenti il conflitto di cui si celebra il centenario, gli artisti coinvolti nei combattimenti, le avanguardie come il Futurismo, fino alla celebrazione della vittoria e alla costruzione del mito della Grande Guerra di cui certamente poi si servì il fascismo. “I luoghi e l’arte feriti”, presso il vicentino Palazzo Leoni Montanari, curata con Gregorio Taccola, presenta i disegni del poco conosciuto Innocente Cantinotti, una sorta di “reporter” incaricato di documentare gli eventi bellici sul Montello, sul Grappa, sul Carso…insieme alle opere di altri artisti – soldato e alla testimonianza dei gravi danni subiti dalla Gipsoteca di Possagno, con i bellissimi gessi di Canova devastati dalla violenza del fronte.
Sempre in Piazza Scala stiamo preparando per l’autunno la più grande mostra dedicata a Francesco Hayez (l’ultima fu trent’anni fa…), che attende da tempo una vera consacrazione internazionale, realizzata in collaborazione con l’Accademia di Brera che lo vide protagonista e che ospiterà una sezione della mostra nella Sala Napoleonica; la Pinacoteca di Brera presterà un gruppo consistente di dipinti tra i quali il celebre Bacio.


Che ne pensi del progetto di snellire le procedure sulla libera circolazione delle opere d’arte, come da più parti auspicato ?
“In Italia la legge attuale per molti aspetti è inadeguata alla realtà, agli scambi internazionali e a un sistema nel quale la conoscenza travalica i confini; molte opere che si trovano in collezioni private, svincolate dal loro contesto e però senza istituzioni sul territorio nazionale che le possano acquistare, sono di fatto negate alla pubblica fruizione. Quanti musei stranieri potrebbero e vorrebbero ospitarle, penso al caso più unico che raro della collezione Lemme, importante nucleo di pittura romana tra 6 e ‘700 allestito in modo impeccabile al Louvre !