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di Marco Riccomini

CHARLON A PARIGI

Un disegno di Carlo Innocenzo Carloni apparso in sordina in un’asta a Parigi fa parlare di se per il risultato oltre venticinque volte la stima iniziale.

Pare che il modo di dire sia antico e risalga addirittura a quel Carlo, re dei Franchi e dei Longobardi, noto al mondo con l’appellativo di Magno e in Francia come Charles, un tempo Charlon, che nella nostra lingua è diventato presto “Carlone”. Siccome costui, a dispetto di tutto quello che aveva fatto e delle cinque mogli (tutte dai nomi impronunciabili), passava in certi poemi cavallereschi per un sempliciotto, dalle nostre parti si è passati tosto a dire che le cose pasticciate eran fatte “alla Carlona”. Lo si potrebbe dire anche di un recente catalogo d’asta parigino, dove un bel foglio con un turbine di figure era riferito a una generica scuola italiana del Settecento (Parigi, Tajan, Collection Luigi Gallacci, giovedì 12 febbraio 2015, lotto 68: “École italienne du XVIIIe siècle”, Apothéose d’un Saint. Crayon noir, plume et encre noire, lavis gris, mm 250 x 320). Anche chi non avesse capito al volo di cosa si trattava (ossia d’un disegno dello scariota Carlo Innocenzo Carlone o Carloni [1686-1775], come peraltro era suggerito da una scritta antica sul suo recto), si sarebbe comunque meravigliato del risultato di oltre ottomila Euro a fronte di una stima compresa tra i tre e i quattrocento. Una mano ai commercianti (così da sottrarlo ai motori di ricerca), svista della spécialiste francese? Forse, in un mercato che per far parlare di se vuole petardi e fuochi d’artificio, l’accuratezza di una catalogazione d’asta è reputata sempre meno importante perché ciò che conta è vendere a qualunque costo. Non resta, allora, che augurare lunga vita a tutti i Carloni di Francia.