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di Marco Riccòmini

LIKE LIFE

Per noi un marmo, classico o neoclassico, può essere dipinto di qualsiasi colore, purché sia bianco

 

Plinio narra che Prassitele, interrogato su quali delle sue opere preferisse, rispose «quelle cui Nicia [pittore ateniese] avesse posto mano» (Nat. Hist. XXXV, 133). Eppure, sebbene l’equivoco che le statue dell’antichità classica nascessero bianche sia da tempo svelato, sono ancora pochi quei turisti che, alzando gli occhi al Partenone, sanno come stavano veramente le cose (sull’archeologia del “blanchiment” si veda di Philippe Jockey, Le Myte de la Grèce blanche. Historie d’un réve occidental, Parigi 2015). Partendo da qui, la mostra al Met Breuer Like Life: Sculpture, Color and the Body 1300-Now, fino al 22 luglio) espone il conflitto tra estetica occidentale e il colore sulle sculture che raffigurano il corpo umano. «The effect is rather forensic» (Peter Schjeldahl, The New Yorker, 2 aprile 2018) e lo scarto tra il busto di Niccolò da Uzzano di Donatello e Self di Marc Quinn, “scolpito” nel suo stesso sangue, invita allo choc, non solo estetico. Non manca anche il colorato modello del Creugante di Canova (per il marmo ai Musei Vaticani), a sua volta al centro della mostra alla Frick Collection sul ritratto già nella State House di Raleigh (Canova’s George Washington, fino al 23 settembre). A Londra, il 4 luglio prossimo, alte sono le attese per il suo Bust of Peace, dopo l’exploit parigino del Murat (€4.320,000). Ma come reagirebbe il mercato (ossia tutti noi) se, al genio di Possagno, in omaggio al paragone delle arti, fosse venuto in mente di colorarlo? Meglio non saperlo. Per noi un marmo, classico o neoclassico, può essere dipinto di qualsiasi colore, purché sia bianco.