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di Leonardo Piccinini

Il Cinquecento a Forlì. Un museo impossibile

Una mostra che raccoglie opere di capitale importanza, raccolte da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci e con protagonisti studiosi di grande valore quali Andrea Bacchi e Daniele Benati.

Laboratorio Forlì. Un’esperienza di recupero, valorizzazione e sviluppo territoriale davvero straordinaria. L’antico complesso di San Domenico, restituito alla città nel 2006 grazie allo sforzo della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, ospita oggi la tredicesima, imperdibile grande mostra d’arte, dal titolo L’Eterno e il Tempo, tra Michelangelo e Caravaggio (fino al 17 giugno). Vale il viaggio anche solo per poter ammirare (per la prima volta parte del percorso di visita) la recuperata chiesa di San Giacomo Apostolo, edificio barocco vittima di soppressioni e di un lungo abbandono, che portò nel ’78 al clamoroso crollo del tetto, recuperato con moderni accorgimenti di grande sensibilità: è oggi uno degli spazi museali più belli della Penisola, trionfale inizio di una mostra che raccoglie opere di capitale importanza, raccolte da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci e con protagonisti studiosi di grande valore quali Andrea Bacchi e Daniele Benati. La mostra racconta gli anni che vanno dal Michelangelo del Giudizio Universale (1541) alla rivelazione caravaggesca, anni di turbolente riflessioni religiose (Riforma e Controriforma), studi su base enciclopedica del mondo naturale, committenze di gran lusso come quella, ai primi posti nell’Europa di allora, della famiglia Farnese.


"Vale il viaggio anche solo per poter ammirare (per la prima volta parte del percorso di visita) la recuperata chiesa di San Giacomo Apostolo, edificio barocco vittima di soppressioni e di un lungo abbandono..."


Le 463 pagine del catalogo (SilvanaEditoriale), dedicato a due grandi studiosi scomparsi, Federico Zeri e Paolo Prodi (che molto si occuparono di questo complesso periodo storico), sono utile viatico per la mostra, che raccoglie opere celeberrime e meno note, alcune restaurate per l’occasione: il Miracolo dell’Eucarestia di Federico Barocci da Santa Maria sopra Minerva, Roma, commissione di Clemente VIII, o l’inquietante Cristo alla Colonna dei fratelli del Maino (1533) da San Giovanni in Monte, Bologna. Ed è veramente emozionante potersi cimentare in confronti, altrimenti impossibili: la Caduta di San Paolo (1540) di Moretto da Milano, Santa Maria dei Miracoli, per Longhi testo fondante nella formazione di Caravaggio; e lo stesso soggetto nel capolavoro di Ludovico Carracci (1587) della Pinacoteca Nazionale di Bologna, “la spaventosa caduta di San Paolo” nelle parole di Malvasia, scelta come icona della mostra. Un vero e proprio “museo temporaneo” sul Cinquecento, da non perdere.