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di Carlo Milano

Frieze Masters, le sneakers e il giubbotto di Sartre

L’eclettismo sta diventando la nuova veste del conformismo?

Si è chiusa da pochi giorni Frieze Masters, fiera londinese giunta alla quarta edizione e incentrata sull’ arte del Novecento, con utili e piacevoli digressioni verso l’ archeologia, l’ arte etnografica, la scultura pre-novecentesca, e qualche dipinto antico.
Già quasi la si è dimenticata, visto il ritmo incessante delle troppe fiere (mentre scriviamo sono aperte la Fiac a Parigi e l’ attesissima Tefaf New York), ma un rapido commento ha comunque senso.
Si è confermata la formula degli anni passati, col no tassativo ai mobili e con gli stand molto omogenei nella struttura e nella decorazione, e il pubblico l’ha gradita, affollando i corridoi per tutti i quattro giorni di esposizione.


“Si è confermata la formula degli anni passati, col no tassativo ai mobili e con gli stand molto omogenei nella struttura e nella decorazione, e il pubblico l’ha gradita, affollando i corridoi per tutti i quattro giorni di esposizione.”


Commerci ne sono avvenuti, soprattutto nel mondo del Novecento e dell’ archeologia (ma non solo), e complimenti ne sono stati spesi tantissimi.
Noi annotiamo la bravura di Botticelli e Bacarelli ad interpretare la filosofia della fiera con originalita’ (premiata anche dai bollini rossi), il ripetuto coup de théâtre di Moretti che con Hauser and Wirth ha allestito un appartamento costellato di antico e di moderno, lo stand della galleria Tega con splendidi Melotti, la lapide “Salvo è vivo/ Salvo è morto” da Robilant & Voena (qualcuno avrà portato un fiore?), e un superbo Géricault da Jean-Luc Baroni.

Uno degli obiettivi di Frieze Masters è l’avvicinare i clienti del contemporaneo all’antico. Per alcuni è solo questione di tempo e di trovare la chiave giusta, per altri è una Fata Morgana. Frieze Masters cerca di farlo puntando su un gusto eclettico e su una presentazione contemporanea, improntata sulla semplicità. E forse qui si cela una debolezza della fiera.


“Camminando tra gli stand, omogenei per decisione dei curatori della fiera, ad un certo punto nasce il dubbio che il collezionismo eclettico possa scivolare inconsciamente nel conformismo...”


Camminando tra gli stand, omogenei per decisione dei curatori della fiera, ad un certo punto nasce il dubbio che il collezionismo eclettico possa scivolare inconsciamente nel conformismo. Per quanto la fiera si sforzi di accogliere e proteggere mercanti di altri rami, la preponderanza del Novecento, e di un certo tipo di Novecento, è innegabile. Ad esso si accompagnano l’archeologia, specie teste e frammenti di marmo, l’arte africana (anche un po’ quella oceanica, ma meno), e l’arte medievale, andando a formare un canone che, complice anche quella presentazione contemporanea molto lineare, con colori sobri (tendenza “pomeriggio d’ottobre padano”), e nessuna decorazione (il gusto finto povero, disse un amico), tende a ripetersi. Insomma, l’eclettismo sta diventando la nuova veste del conformismo?

Un’ altra domanda sorge riflettendo sull’ uniforme del mercante a Frieze Masters. Alcuni degli espositori sono quelli che anni fa fecero la rivoluzione di Frieze, ai tempi degli YBA e giù di lì, altri sono rampanti e affermati galleristi che cercano nuovi collezionisti tra i novecentisti e i contemporaneisti. Come mandare il messaggio che, nel caso dei primi, si è sempre i ribelli di quei bei tempi, e, nel caso dei secondi, che si è al passo con l’ evo moderno?
Con le sneakers! La pantofola sgargiante, nuovissima, high-tech, costosissima, portata col completo blu, o con jeans, blazer e camicia apertissima.
A chi ancora non si è ripreso dalle scellerate novità viste nelle vetrine del negozio di Church’s a Bond Street, lì per lì il rutilante spettacolo di gialli fosforescenti e verdi tropicali contrappunti di svirgolini Nike e strisce Adidas fa colpo. Che energia, che baldanza in quelle scarp del tennis!
Eppure di quel giovanilismo se n’ era scritto tanti anni fa…..il giubbotto di Sartre!


“Che energia, che baldanza in quelle scarp del tennis! Eppure di quel giovanilismo se n’ era scritto tanti anni fa…..il giubbotto di Sartre!”


Fruttero e Lucentini ne scrissero notando come nonostante quel giubbotto così esibito, il cuore del maître à penser fosse sempre rivestito del completo in grisaglia scura da professore di filosofia del liceo, uno in grado di dominare e smontare qualunque corrente di pensiero, ma residente in una casa dove su ogni tavolo riposa un centrino di pizzo.
Sarà così anche per le sneakers?

PS
E’ stata aperta negli stessi giorni di Frieze Masters la nuova galleria di Colnaghi a Bury Street. Andatela a vedere perché è straordinaria, un luogo radicalmente diverso da ogni altra galleria di arte antica, un esperimento –riuscito- di uscire dagli schemi. Bravo Enrico Galliani, l’ architetto che l’ha disegnata!