notizia

di Marco Riccòmini

TERRA DI MEZZO

Molto invenduto a NY, dove un solo quadro copre un terzo del fatturato di sei tornate d’asta.

Con la montagna di neve precipitata giorni fa su Manhattan nel giro di poche ore, certi angoli della metropoli avrebbero potuto ospitare scene spettrali del libro onirico di Tolkien. Eppure, non è per via di Snowzilla (come l’ha definita il Washington Post) che ci siamo sentiti come Frodo Baggins. In che senso? - direte voi. Per Midgard (o Terra di Mezzo) s’intende tutto ciò che nel nostro piccolo mondo antico sta – per dire – tra un’algida Danae di Orazio Gentileschi e – sempre per dire – una Adorazione dei pastori del Legnanino. La prima, desnuda, volata verso il mite clima della California in cambio di una pioggia di dollari (non propriamente divini, come nel mito narrato da Ovidio e messo in scena dal pittore di Pisa, anche se alla casa d’aste di York Avenue non sarà parso vero). La seconda rimasta al palo, assieme a quasi un terzo dei dipinti della Day Sale (110 su 297) e ad oltre la metà dei lotti della Evening Sale (30 su 54). Eccola, la Terra di Mezzo. Tutto quello che non guadagna le prime pagine dei giornali (o si strombazza su Facebook, come appunto il quadro record, sul profilo di chi ha alzato la paletta per aggiudicarselo) e che rimane poco al di sopra del fondo del barile. La medietas di cui sono ricche le nostre (deserte) raccolte pubbliche, o alcune nostre case e che non vuole più nessuno. Sfidiamo il blizzard che sferza la faccia diretti al Metropolitan, quando in testa rimbombano le parole dell’Hobbit: «come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indietro?».