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di Leonardo Piccinini

GIAMBOLOGNA RITROVA CASA

Da Sotheby's a Dresda

È sempre motivo di soddisfazione quando un’opera d’arte ritrova il posto che originariamente occupava, soprattutto in un luogo così denso di emozioni, tensioni, tragedie: Dresda. Un’opera particolarmente preziosa e carica di storia, il Marte in bronzo di Giambologna (alto 40 cm), donato dall’artista (allora forse il più celebre d’Europa) all’elettore di Sassonia Cristiano I nel 1587. Rimasto nel tesoro di Dresda fino alla caduta del Regno di Sassonia nel 1919, poi venduto da un membro della famiglia reale (i Wettin) e quindi riapparso trent’anni fa nella collezione del colosso farmaceutico Bayer. Che lo ha messo in asta presso Sotheby’s Londra, il 4 luglio scorso, con una stima tra i 3 e i 5 milioni di sterline (3,4 – 5,7 milioni di euro). Ma, due giorni prima dell’atteso evento, ecco il colpo di scena: la Bayer raggiunge un accordo con la Staatliche Kunstsammlung di Dresda e l’opera viene ritirato dalla vendita. Grazie all’intervento del governo tedesco, della fondazione Ernst von Siemens, del Land della Sassonia: oltre alla Bayer, risarcita pure la casa d’aste inglese. Non sono mancate le polemiche politiche, come quelle del ministro della cultura tedesco Monika Grütters, che ha lamentato la mancanza di generosità della Bayer, una delle principali multinazionali farmaceutiche a livello mondiale, protagonista tra l’altro, il mese scorso, della più grande acquisizione di tutti i tempi, quella del colosso agrochimico Monsanto (50 miliardi !).


"Ma, due giorni prima dell’atteso evento, ecco il colpo di scena: la Bayer raggiunge un accordo con la Staatliche Kunstsammlung di Dresda e l’opera viene ritirato dalla vendita."


Come spiega bene Dimitrios Zikos nel suo brillante saggio presente in catalogo d’asta, il Marte è tra le sculture di piccolo formato di Giambologna una delle più sensuali, raffinate e importanti: con una posa che ricorda quella della fontana del Nettuno di Bologna, fu omaggio personale dell’artista al sovrano sassone, nell’ambito di una politica di contatti e scambi tra Firenze e Dresda, allora soprannominata altera Florentia, e ancor oggi nota come ElbFlorenz, “Firenze sull’Elba”. Fu in quel momento che altri tre bronzi dell’artista (ancor oggi presenti nelle collezioni della fantasmagorica Grünes Gewölbe, il tesoro del Castello) vennero donati da Francesco I de’Medici al suo illustre interlocutore sassone. Dresda, un tempo il centro d’arte e cultura più importante del mondo germanico, venne rasa al suolo con il tragico bombardamento del 13 febbraio 1945. In seguito alla caduta del Muro di Berlino e alla riunificazione tedesca, è stata oggetto di enormi sforzi di recupero del patrimonio museale e architettonico. Confidiamo che il Marte, dio della guerra, suggelli questa rinascita culturale per sempre al riparo da immani sciagure.