notizia

ISLAM e ITALIA

Secoli di scambi frenetici

Nonostante la difficile congiuntura politica internazionale, e la persistente instabilità di quasi tutto il Medio Oriente, il continuo interesse per le straordinarie testimonianze della civiltà islamica si arricchisce, anche nel nostro Paese, di momenti di confronto e di riscoperta. Il patrimonio artistico italiano è ricchissimo di esempi di grande valore. Punto di partenza di ogni intreccio storico con il bacino mediterraneo e il mondo islamico furono soprattutto le grandi corti ducali, i rapporti di scambio e di collezionismo da esse promosse: lo scorso 16 febbraio, ad esempio, presso la Galleria Estense di Modena, e in occasione di Modenantiquaria, la direttrice del museo Martina Bagnoli e il Presidente AAI Enrico Frascione hanno presentato a un vasto pubblico il restauro, sostenuto dall’Associazione, di una serie di manufatti islamici in ottone, opera di botteghe orientali tra XII e XIV secolo e provenienti dalle raccolte di casa d’Este. Gli Estensi, prima a Ferrara poi a Modena, attraverso i commerci e le ambasciate veneziane, erano infatti in continuo contatto con la Sublime Porta e il vasto impero ottomano. L’effimero e raffinato mondo di Federico da Montefeltro e la grande dinastia medicea erano protagonisti nello scacchiere mediorientale, come dimostrano due interessanti mostre, rispettivamente a Urbino e Firenze, dedicate a queste relazioni.

Il Montefeltro e l’Oriente islamico”, presso la Galleria Nazionale delle Marche (dal 22 giugno al 30 settembre), partendo dalla fallita crociata per riconquistare Costantinopoli, che il duca avrebbe dovuto guidare per conto del papato, racconta come quel tentativo e le relazioni diplomatiche stabilite in seguito avrebbero generato scambi di opere, manoscritti, miniature, e una narrazione che teneva insieme la guerra di Troia e la crociata. Un ciclo eccezionale di arazzi fiamminghi con i fatti troiani sarà per l’occasione proposto in un nuovo allestimento.

Islam a Firenze: arte e collezionismo dai Medici al ‘900” (Uffizi e Bargello, dal 22 giugno al 23 settembre) è invece il lungo racconto di una delle capitali mondiali dell’arte e delle manifatture in rapporto con l’Oriente, “i tessuti, migliaia di metri di preziosi panni fiorentini che i turchi Ottomani sbavavano per avere” come racconta il curatore Giovanni Curatola, già tra gli ideatori, 35 anni fa, della sala islamica al Museo del Bargello: la più importante collezione di opere islamiche in Italia, parte della donazione fatta a Firenze nell’800 dal francese Louis Carrand. Il museo diretto da Paola D’Agostino (i cui sforzi di recupero e riallestimento sono oggetto di lodi nell’editoriale di giugno del Burlington Magazine!) ospita la sezione della mostra dedicata al revival ottocentesco dell’Oriente, con le strepitose raccolte di armi della collezione che Frederick Stibbert allestì a Montughi, e di uno dei grandi padri dell’antiquariato italiano, quello Stefano Bardini di cui si intende soprattutto sottolineare il gusto per i tappeti, di cui un esemplare in prestito dal Metropolitan di New York.